Anche nell'antico Egitto il trasporto delle pietre avveniva sul Nilo, non si avevano alternative se si pensa agli obelischi che sono monoliti in granito di Assuan da 200 tonnellate. Durante il periodo Longobardo, interrotta l'importazione di marmi antichi, i materiali che scendevano lungo il Ticino il passaggio obbligato per uscire dal lago di Lugano, dal lago Maggiore e dal Toce, si fermavano alla capitale del regno Pavia che è proprio sul fiume. I materiali del Ceresio e del Maggiore potevano arrivarci sfruttando la corrente ma quelli del lago di Como, uscendo dall'Adda avrebbero dovuto risalire un tratto di Po. Per questa ragione gli spartiacque alpini determinano anche utilizzi degli stessi materiali lungo i percorsi fluviali dalla cava al mare.
In seguito Milano costruì il naviglio grande e poi la martesana proprio per collegarsi a questo sistema fluviale perchè l'alternativa era risalire il Lambro e poi la Vettabbia da Melegnano trainati controcorrente da animali da tiro sulla riva.
La zona dei laghi è ricca di marmi, a differenza del cotto, o laterizio che dir si voglia, che non dice niente della sua provenienza, i monumenti in pietra naturale possono fornire notizie sulla loro costruzione solo guardando i materiali che li compongono. I maestri scalpellini sono sempre stati molto legati ai materiali delle loro terre di origine.
Ad esempio nella chiesa di San Lorenzo a Torino, iniziata nel 1634, le colonne dell'aula centrale sono in Broccatello dArzo e l'altare maggiore, realizzato a inizio 1700, è in Marmo nero di Moltrasio, Broccatello Giallo e violetto di Francia anche se non se ne conoscono gli autori delle sculture almeno si conosce il persorso della pietra. Oppure come nel caso del Famedio del monumentale di Milano opera di Maciachini nel 1870 la scelta di usare la pietra di Saltrio nell'altare è segno di una scelta stilistica che un semplice mattone non avrebbe permesso. Le nostre pietre sono la nostra storia verrebbe da dire.
Nell'area dei laghi di Como, Lugano e Maggiore venivano estratti:
l 'Alabastro calcareo bianco/giallo a Induno Olona, a Porlezza nelle grotte di Rescia in Valle intelvi e sul monte Bisbino tra Moltrasio e Cernobbio.
l'arenaria grigia o bianca di Saltrio, detta comunemente pietra di Saltrio, usata dai Romani, per i capitelli dell abbazia di Piona, alla certosa di Pavia dal 1508, come elemento strutturale nel Duomo (Il Candoglia è usato come rivestimento, per le sculture e le guglie), al monumentale, nella Mole Antonelliana e stazione di Porta Nuova a Torino. Chiamata anche pietra di Viggiù.
Le antiche cave in galleria nel monte Orsa e sotto il Sant' Elia sono visitate adesso dai turisti.
il rosso di Arzo (Rosso ammonitico) - Roccia dolomica simile al rosso verona ma più rosso e omogoneo,
la breccia Macchiavecchia (Broccatello) - Breccia calcarea con pregiati colori, le cave sono ad Arzo, dove sono i nati i telai per il taglio del marmo alimentati ad acqua, i mulini del marmo, e nel 1920 è stato introdotto il filo diamantato elicoidale per il taglio dei blocchi
la Pietra di Angera - colore rosa, giallo o bianco, grana finissima, (micrite) elevata porosità con cavità uniformemente distribuite, appartiene alla formazione della dolomia principale del Triassico, le cave sono ubicate presso labitato di Angera (Varese) Il suo impiego è stato notevole fin dal 1200, anche per la facilità di lavorazione, nel 1600 le cave vennero abbandonate perché compromettevano la stabilità della sovrastante rocca dei Borromeo.
il Granito di San Fedelino ( Sondrio) Esempio di granito con due miche, è costituito da quarzo, ortoclasio, muscovite e biotite, ha colore bianco con punteggiatura scura, grana fine, ottima compattezza, appartiene alla parte occidentale del plutone granitico della Val Masino-Bregaglia. Le cave sono ubicate lungo la strada del passo dello Spluga, in prossimità di Novate Mezzola. Nel medioevo la prima via con selciato regolare fiancheggiata da marciapiedi a Milano, corso di porta Romana, venne rivestita da due trottatoie parallele in san Fedelino.
il Nero di Moltrasio - Roccia calcarea, colore grigio scuro, grana fine, compattezza buona; appartiene alla formazione dei calcari selciferi lombardi presente sulla sponda sud occidentale del lago di Como, le cave principali sono ubicate nelle vicinanze di Moltrasio, a Carate (luogo della pietra in celtico), a poca distanza dalla riva del lago ma la stessa formazione à continua anche in Valle Intelvi fino almeno a Gazzaniga in provincia di Bergamo da dove si estraeva anche il nero di Moltrasio nel medioevo. Usata per i muri di molte chiese e per la cinta muraria di Como ora ricercato per le sculture.
(foto: una recente scultura di Bruno Luzzani in nero Moltrasio)
il Nero di Varenna (Lecco ) - Roccia calcarea a grana finissima (micrite), di colore nero intenso e molto compatta, affiora sulla sponda centro orientale del lago di Como, le cave sono ubicate a monte di Varenna tra Olcio, Lierna e Perledo; è stata usata fin dai romani, a causa del suo colore nero veniva utilizzata in piccoli elementi, come cornici, modanature o tondi, in contrasto cromatico con rivestimenti in marmo bianco come alla certosa di Pavia, a santa Maria di Brera alternato a bande con il Candoglia
Il colore nero è dovuto al fatto che il materiale originario, ricco di resti organici derivanti specialmente da fitoplacton, si è depositato in ambiente subacqueo privo di ossigeno sotto forma di fanghiglia in lenta putrefazione (sapropelite)
il Marmo di Candoglia - Marmo a composizione calcitica, colore rosa tenue o grigio spesso con venature nerastre, grana media, compattezza buona, fa parte di lenti di piccole dimensioni disposte verticalmente nella formazione. Le cave sono a monte dellabitato di Candoglia (Verbania) utilizzate già in epoca romana, attualmente è in funzione solo la cava madre in galleria. L'altare del Duomo di Milano contiene due formelle ad altorilievo in marmo di Candoglia provenienti da un sarcofago romano-pagano del III sec. d.C.
il Marmo di Crevola - Marmo a composizione dolomitica, colore da bianco a grigio con venature, grana medio fine, compattezza buona, le cave sono a Crevola nellalta val dOssola, usato per la costruzione del duomo di Pavia
il Marmo di Musso - un carbonato di calcio quasi puro, colore grigio o bianco, grana medio grossa, compattezza ottima.appartiene a lenti contenute nelle rocce gneissiche del basamento subalpino affioranti nellarea dellalto lago di Como, le cave principali sono ubicate sopra labitato di Musso. Il suo impiego è stato notevole fin dallantichità romana, soprattutto a Como per sculture e parti architettoniche di edifici, portali e decorazioni di edifici pubblici e civili, rivestimento del duomo, a Milano le colonne di San Lorenzo. Il colore grigio è detto Bardiglio ed è molto simile a quello di Carrara
l 'Arenaria Pavese - costituita da quarzo e muscovite con cemento calcitico, colore giallastro, grana fine, appartiene alla formazione terziaria delle Arenarie di Monte Arzolo che affiora nella prima fascia collinare appenninica a sud di Pavia, le cave erano tra Casteggio e Broni. questa arenaria è stata molto usata a Pavianelle sue Chiese, sotto i longobardi si usava l'arenaria come pietra da costruzione e scultura, e per numerosi castelli e chiese dellOltrepò pavese.
Calcare maiolica - estratta ad Airuno di solito ha un colore bianco, compattezza simile a porcellana e presenta una frattura concoide, tipica di questo tipo di calcare, a volte presenta delle venature dentellate.
Pietra molera , un' arenaria di colore grigio giallo intorno a Como a Camerlata e Rebbio, a Varese presso Brinzio, Malnate, Induno Olona, e in Ticino a Mendrisio e Stabio era usata principalmente per i motivi decorativi. Recentemente è stata aperta ai turisti l'antica cava di Camerlata.
Graniti Ossolani. Rosa e Bianco Baveno sono buoni sostituti del granito di Assuan, a partire dal XV secolo con le nuove tecniche estrattive, vengono realizzate infinite colonne monolitiche in questo granito, ad esempio le colonne dei porticati di Piazza Duomo. Con il Bianco di Montorfano si realizzano le 82 colonne di San Paolo fuori le mura a Roma. La lucidatura di graniti, serizzi, beole, serpentini,porfidi e in genere dei silicati inizia con il rinascimento, prima solo gli antichi egizi per la meraviglia degli storici e dei geologi erano riusciti a lucidarli a specchio. Mentre la loro lavorazione (sgrossatura) a scalpello con finitura a vista grezza è invece antica come la lavorazione del marmo anche in Italia.
Serizzi e beole ossolani e valtellinesi (Valmasino). A parte le tegole e le pavimentazioni in beole che sono la versione scistosa dei serizzi, già i primi battisteri paleocristiani avevano al centro una vasca di granito come a santa Maria del Tiglio o lungo il Ticino come a Pavia. In serizzo è la volta nascosa che tiene su il tiburio del Duomo.
Serpentini. Lavorati artiginalmente a spacco con martello e scalpello fino dalla preistoria sono il materiale factotum dei popoli valtellinesi. Sono stati esportati lungo l' Adda spesso come rivestimenti tegolari data la loro enorme resistenza. Non potevano essere lucidati nel medioevo e non venivano usati per la scultura per la loro estrema durezza (7 mohs).
Ora molti di questi materiali non vengono più estratti a scopo edile commerciale, raramente e con fatica è possibile trovare qualche rimasuglio per la scultura. Il nero Moltrasio è uno degli obiettivi preferiti di queste ricerche (In effetti mischiato con le lamine d'oro sta proprio bene). I materiali delle cave di Arzo: Broccatello, Macchiavecchia e rosso di Arzo sono ancora disponibili in ridotte quantità dalle Cave Marmo Rossi del Canton Ticino. Mentre i silicati in genere e i materiali ossolani e valtellinesi sono invece disponibli al mercato e spesso a minor costo delle imitazioni.
Bibliografia
- Comune di Musso (A cura di), Le cave di Marmo di Musso, Pro Loco Medicea Musso, Musso 1994
- Gattoni G.P., Radice G., Picasass, Macchione Editore, Varese 1995
- Massera S., Novate e i suoi picapreda. Due secoli di storia del del granito Sanfedelino. Quaderni del Centro studi storici valchiavennaschi (IX), Sondrio 1996
- Morandini Frisia, Il granito di San Fedelino: Termine di riferimento per le prove di usura delle rocce ornamentali. Convegno regionale materiali lapidei - tematiche di prevenzione e produzione - Morbegno (Sondrio) 1987
- Piffaretti G., Le maestranze d'arte dei paesi di montagna Arzo, Besazio, Meride, Tremona. Sec XV - XVIII, a cura della commissione culturale di Arzo, Morbio Inferiore (Ticino), 1986
- Zezza M.G., I materiali lapidei locali impiegati in età romana nell'area compresa tra il Mincio e il Ticino, Ricerca a cura del centro studi della società italiana di Scienze Naturali, Milano 1982