...segue... Uno dei grandi architetti a essere stato scalpellino di formazione è stato Andrea Palladio (1508 - 1580) che viene considerato una delle personalità più influenti nella storia dell'architettura occidentale ispirando ad esempio con il suo stile neoclassico la casa bianca a Washington. Il Palladio, padovano di umili origini, inizia l'apprendistato di scalpellino a Padova, poi nel 1524 risulta iscritto alla fraglia dei muratori di Vicenza lavorando per una dozzina d'anni nella bottega del costruttore Giovanni di Giacomo da Porlezza con laboratorio in Pedemuro San Biagio per poi diventare l'architetto che tutto il mondo conosce.
Per corporativismo professionale non riusciamo a non citare degli altri famosi scalpellini, o intagliatori di pietre che dir si voglia anche se non sono lombardi. Il francese Louis Le Vau (Parigi 1612 - Parigi 1670) famoso per essere l'architetto che progetta e costruisce, tra le alte opere, Versailles usando marmi Francesi e Belgi. Louis le Vau è stato uno dei creatori del classicismo francese. Anche Leonardo da Vinci ha iniziato come picchiapietre (picasass) la sua carriere. Leonardo è allievo dello scalpellino Andrea del Verrocchio nato nella parrocchia di Sant'Ambrogio a Firenze e figlio di un produttore di piastrelle. Michelangelo, il cui padre era talmente impoverito che stava addirittura per perdere i suoi privilegi di cittadino fiorentino, viene avviato ad una carriera artigianale che era per il costume dell'epoca la ratifica di una retrocessione sociale. Fu affidato ad una balia di Settignano, un paese di scalpellini dove si estraeva la pietra Serena. Michelangelo spiegando perché preferiva la scultura alle altri arti, rimandava proprio a questo affidamento affermando di provenire da un paese di scultori e scalpellini, d'aver bevuto «latte impastato con la polvere di marmo». Chi ha visto un laboratorio di lavorazione di marmi sa che questa non è una metafora.
Spesso nell' immaginario collettivo moderno il 'picasass' (scalpellino nel dialetto lombardo) è invece considerato come uno degli anafalbeti forzati che costruirono le piramidi di cui ci parlano gli storici greci. Un'idea data probabilmente dal fatto che oggi in Italia chi nasce di classe sociale umile, quello che nelle epoche romane proveniva dai ranghi subordinati e veniva definito 'operarius', ha meno possibilità di mobilità sociale rispetto al medioevo.
'Si origina nel Cinquecento e si consolida nel Seicento, un fenomeno che gradatamente si esaurirà nel Settecento e cioè il massiccio e per certi versi sorprendente uso del marmo dArzo, la cui presenza in Liguria è certamente da mettere in relazione allaltrettanto numerosa colonia dei marmorari lombardi a Genova in quei secoli. Si tratta di una breccia con prevalente cemento rossovinaceo estratta nel territorio circostante Arzo, un piccolo paese del Mendrisiotto, ubicato sulle pendici del monte San Giorgio, a sud di Lugano, e che da lì giungeva - con spesa e fatica ben immaginabili - fino a Genova e altrove 37. Da Arzo il marmo veniva trasportato con carri o con animali da soma fino a Como e da qui attraverso lAdda arrivava fino a Milano. Il lungo viaggio del marmo dArzo verso Genova continuava presumibilmente ancora via fiume, e cioè lungo il Po, essendo il tratto fluviale fino allAdriatico più economico del percorso terrestre e lunico possibile per i blocchi di maggior mole; seguiva quindi la circumnavigazione dellintera penisola fino al porto di Genova.
Analogamente a quanto ipotizzato per il marmo dArzo, anche il massiccio uso del diaspro di Sicilia in Liguria è da ricondurre a motivi socio-politici, e cioè ai rapporti fra le numerose e ben radicate comunità dei genovesi e dei lombardi a Palermo. Il commercio del marmo rosso di Caunes estratto nel sud della Francia e impiegato, per esempio, in maniera sovrabbondante nella chiesa genovese dellAnnunziata, fu intrapreso nel terzo decennio del Seicento da Stefano Sormano, «savonese mercadante de marmi mischi» ma di origine lombarda.' (Roberto Santamaria - I colori del marmo: pietre policrome in Liguria tra i secoli XVI e XVIII ) www.liguria.beniculturali.it
Tra il 1600 ed il 1800 abbiamo nuovamente un notevole scambio tra il nord ed il sud Europa: in Baviera lavorano dal 1650 le seguenti stirpi comacine: Viscardi, Sciasa, Zuccalli e Riva. Nel Tirolo meridionale il rapporto numerico ha questa evoluzione: allinizio vi sono 31 maestri italiani e 32 maestri tedeschi, alla fine 2 maestri italiani e 24 tedeschi. Lunica famiglia stabilitasi realmente a Bolzano, la famiglia Delai, viene tedeschizzata.
Fabio Mangone (Caravaggio, 1587 Milano, 1629) architetto responsabile dell'edificazione del Duomo di Milano; fu professore di architettura presso l'Accademia Ambrosiana sin dalla sua inaugurazione, il 25 giugno 1620. In collaborazione con Francesco Maria Richini ed altri colleghi si occupò, nel 1608, della ricostruzione della Biblioteca Ambrosiana, del Collegio Elvetico (oggi Archivio di Stato), circondati da doppie colonne e del rifacimento del palazzo delle stelline.
Zuccalli (Domenico) Cristoforo (sec. XVII-XVIII), grigionese, padre di Giovanni Gaspare costruì il convento dei benedettini ad Ansbach, la chiesa e il monastero di Au sull'Inn, le chiese di S. Giovanni Battista a Vilshofen, del Pellegrinaggio a Gartlberg, e quella a Schönburg, come pure la sacrestia della chiesta dell'Assunzione a Bodenkirchen. Lavorò come stuccatore a Norimberga e prese parte alla costruzione del castello di Schleissheim. Morì a Monaco nel 1702. Il cognome si trova anche nelle forme Zucali, Zukaul, Zigali, Zugalli, Soucally ed altre.
Zuccalli Enrico (1642-1724), grigionese nel 1673 entrò presso la corte di Baviera, nel 1677 divenne architetto superiore e nel 1685 direttore generale per i lavori di costruzione del regno. A Monaco diresse i lavori per le chiese dei Teatini e della Trinità; costruì i palazzi Porcia, Berchem, An von Wahl, Tötting-Seefeld e quello delle Dame Inglesi, nonchè la facciata del cortile delle Grotte nella residenza reale, i castelli del conte Seefeld, del conte Wahl, e del conte Haimhausen. Nel 1685 finì di costruire l'edificio centrale di Nymphenburg. A Schleissheim costruì il nuovo palazzo reale, il Lustheim, la Casa delle Guardie forestali, l'orangerie, la chiesa e il convento dei Francescani. Disegnò il palazzo del principe elettore (ora università) a Bonn. Lavorò molto ad Altötting, a Ettal, a Berg am Laim, a Leonsberg, a Straubing, a Braunau. Operò anche in Austria.
Nel periodo 1638-1727 tre Maestri Comacini di Laino Val dIntelvi diventano cittadini di Kleinseiten (III Quartiere di Praga): Carlo Lurago, costruttore imperiale e stuccatore; Antonio Giovanni Lurago, morto a Praga nel 1727; Anselmo Martino Lurago, costruttore di corte, nato a Como intorno al 1702 (Th. B.).
Nel 1621 Zaccaria, scalpellino di Campione, costruttore al Palazzo Waldstein di Praga ottiene la cittadinanza (Th. B.). St. Florian si trova presso Linz nellAustria settentrionale; labate per la ricostruzione della chiesa e dello sfarzoso convento chiama quale costruttore Giovanni Battista Bianco da Campione (1660-1722). Questo posto di lavoro diviene la seconda patria del maestro. Qui egli si sposa, riceve la cittadinanza e qui anche muore. Una intera colonia di compaesani, scultori, stuccatori e pittori, vengono da lui chiamati dalla sua Patria.(Th. B.,Czerny).
Carlo Fontana (1638 - 1714), Architetto di Rancate nel Canton Ticino è molto attivo nella Roma tra fine XVII e XVIII secolo, tra le sue opere si ricorda Palazzo Montecitorio, la Fonte battesimale della Basilica di San Pietro (1692-1698) e la Tomba dei Papi Clemente XI e Innocenzo XII in San Pietro. Uno dei piu' grandi esponenti italiani del successivo rococò, il messinese Filippo Juvara, fu allievo a Roma proprio di Carlo Fontana e Francesco Fontana.
Viscardi Giovanni Antonio (1645-1713), grigionese. Andò nel 1670 a Monaco e dal 1686 fu architetto di corte dove lavorò alla chiesa di S. Michele, diede i disegni della chiesa della Trinità e costruì il Bürgersaal. Presso Monaco sono opera sua a Fürstenfeld la chiesa di corte, il convento dei Premostratensi; a Nymphenburg, nella Villa reale, la cappella, quattro padiglioni, la galleria degli Arcadi. Lavorò inoltre a Landshut dove costruì il convento dei Gesuiti e il Decanato che ora non esiste più. A Freystadt costruì la chiesa del Pellegrinaggio e il castello di Helfenberg, a Neustift-Freising la chiesa del convento. Restaurò e decorò ad Augusta la chiesa di S. Salvatore, Sono opera sua anche le caserme di Straubing, di Vohburg, di Kösching e le fortificazioni di Ingolstadt. Il Viscardi pose le basi dell'architettura barocca tedesca.
Domenico Valmagini (Brusimpiano 1649 - Arcisate 1730) diviene architetto ducale per Ranuccio Farnese a Parma. Padre di Ignazio che operò ad Austerlitz verso il 1730. Si occupò del rifacimento di ponti, canali e strade; nel 1694 sarà a Montechiaro per la ricerca di pozzi petroliferi. Alla morte di Ranuccio lascerà Parma per trasferirsi definitivamente a Milano, ove progettò il nuovo teatro ducale. Tra le sue opere si nota a Busseto il palazzo del Monte di Pietà costruito tra il 1681 e l82 e Villa Pallavicino, a la Parma chiesa di san Vitale completata nel 1676, a Piacenza l Oratorio di San Cristoforo realizzato tra il 1687 e il 1690, palazzo Ferrari Sacchini del 1687, la chiesa e il convento delle Benedettine nel 1677.
A Praga, dove si svilupparono numerosi progetti con continuità di lavoro, gli Intelvesi si insediarono dando vita ad un intero Quartiere (Malastrana), realizzando - tra l'altro - l'Ospedale e la Cappella.
Simonetti Giovanni (1652-1716), grigionese è architetto di corte a Praga e a Zerbst. Come stuccatore lavorò a Lipsia decorando l'esterno e l'interno del palazzo della Vecchia Borsa, nei castelli di Anhalts, Coswik, Zerbst e Barby sull'Elba e nell'antica residenza di Berlino. A Francoforte decorò di stucchi la casa dei Giovannitti, a Friedrichstadt il palazzo Czernin, a Breslavia la cappella di S. Elisabetta nel duomo e a Zerbst la chiesa della Trinità. Lavorò anche in Boemia.
Francesco Antonio Muttoni (Cima di Porlezza 1667 - Vicenza 1747) lavora prevalentemente a Vicenza, dove ricoprì la carica di architetto pubblico, si dedica principalmente alle residenze nobiliari tra cui Palazzo Repeta (poi sede della Banca d'Italia) a Vicenza nel 1701, il Palazzo Velo sempre a Vicenza nel 1707, Villa Loschi Zileri dal Verme, a Monteviale nel 1734, i Portici di Monte Berico nel 1745, la Scuderia di Palazzo Porto Colleoni a Thiene (Vi) nel 1710 e Villa Valmarana Morosini ad Altavilla Vicentina nel 1724.
Giuseppe Rusnati (Gallarate, 1650 Milano, 1713) fu attivo nel cantiere del Duomo (profeti David, e Eliseo, 1678) e nei Sacri Monti di Domodossola, Varese e Orta San Giulio (Novara).
Camillo Rusconi (Milano 1658 - Roma 1728) originario del Canton Ticino, fu allievo a Milano di Giuseppe Rusnati. Giunse a Roma nel 1684, data in cui è documentato nella bottega dell'intelvese Ercole Ferrata. Nel suo stile è interprete delle istanze classiciste, come è evidente nelle quattro monumentali statue di Apostoli per San Giovanni in Laterano, commissionate da Clemente XI. Tra queste il San Matteo [1] può essere considerata il suo capolavoro. Dal 1727 Rusconi divenne principe dell'Accademia di San Luca. Realizza il sepolcro di Gregorio XIII (1715 - 1723) per la Basilica di San Pietro e il busto di Giulia Albani degli Olivieri, zia di Clemente XI, oggi al Kunsthistorisches Museum di Vienna.
Gabrieli (de) Gabriele (1671-1744), grigionese lavorò a Vienna per il principe del Liechtenstein dal 1690 fino al 1694, anno in cui fu assunto al servizio del margravio di Ansbach dove rimase fino al 1713. Nel 1709 era architetto capo. Ad Ansbach rinnovò completamente il palazzo della residenza, costruì il castelletto dei principi, la villa Seefried, una casa nell'Obere Markt. Passò poi ad Eichstätt dove per oltre 30 anni esplicò una fecondissima attività quale primo architetto del vescovo principe, e dove morì. Quivi sono opera sua le chiese di Nostra Signora delle Dame Inglesi, e di San Pietro; il convento degli Agostiniani di Rebdorf, la cappella Frauenberg, la facciata occidentale del duomo; il palazzo del vescovo principe, la residenza vescovile estiva con i padiglioni nel parco; il casino da caccia; la cancelleria vescovile, la prepositura, il vicariato generale, la farmacia capitolare, la casa dei Cavalieri, i palazzi Beyschlag, Welden, Schönburg, Welten-Schellard, Coblenz, Ostein-Riedheim e diversi altri. Nel duomo fece il sepolcro del principe-vescovo Schenk von Castell. Costruì inoltre le chiese di Weigersdorf e Hirnstetten e di S. Nicolò a Nassenfels, i castelli di Baldern e Hirschberg. Lavorò anche a Moritzbrunn, Hitzhofen, Dollnstein, Augusta, Sciaffusa e altrove. Il figlio di Giovanni Pietro, Giosuè, lavora dapprima in Italia e successivamente in Germania, dove sfrutta i contatti degli Intelvesi. Dopo un ulteriore periodo in Italia (nel Bresciano ed a Milano) si trasferisce a San Pietroburgo, dove opera per circa un anno e muore. Lo sostituisce il fratello Carlo (che avendo lavorato nel Bresciano - già appartenente al Ducato di Milano - si firma come originario appunto di Milano), che dopo interventi in Valtellina e a Dongo si trasferisce definitivamente a San Pietroburgo, dove nasce il figlio Giovanni Battista che sarà anche scenografo. A Laino Intelvi ed in tutta la Valle restano comunque numerose testimonianze delle opere degli Scotti, che riprendono tutti gli stili in auge in Europa. Di particolare pregio il Palazzo Scotti, appunto a Laino.
Frisoni Donato Giuseppe (1683-1735), lombardo. opera prima a Praga, dove fu chiamato nel 1708, poi a Ludwigsburg. Quivi collaborò con I. F. Nette alla costruzione del castello ducale; alla morte del Nette (1714), divenne primo architetto ducale e assunse la direzione generale dei lavori, modificando i piani del suo predecessore. Progettò così non solo il grandioso palazzo con i vari edifici annessi, ma l'intero piano della cittadina di Ludwigsburg; e per la realizzazione di un si vasto complesso di opere chiamò a collaborare il nipote Paolo Retti e molti altri italiani. Inoltre lavorò per l'abbazia di Weingarten, per il palazzo della residenza di Stoccarda, per il castello di Waldenbuch, ecc. Morì a Ludwigsburg; la sua tomba è nel cimitero di Öffingen.
Le famiglie iniziarono quindi a mandarvi i giovani per imparare le arti decorative. Il figlio di Giacomo, Bartolomeo (1685-1737), fu tra questi, trasferendosi definitivamente nella Città ceca e da qui spostandosi solo per lavorare in Boemia. Anche il fratello Giovanni Pietro iniziò l'attività a Praga, ma torno' poi a operare in Italia (nel Bresciano) e morì a Laino. Gli Scotti di Laino dal capostipite Giacomo, stuccatore, che tramanda il suo sapere ai figli e da questi ai nipoti, che opereranno non solo in Italia ma anche in Germania e nella Repubblica Ceca, intrecciandosi con i rappresentanti di altre famiglie provenienti dalla Val d'Intelvi (i Carloni per esempio), in particolare nella realizzazione del castello di Ludwigsburg, che si protrasse per oltre 20 anni. Fu lui a chiamare il nipote Paolo Retti (1691-1747) a Ludwigsburg nel 1717 da Vienna.
Giovan Battista Maino (o Maini) (Cassano Magnago 1690 - 1752) allievo di Camillo Rusconi ne ereditò le principali commissioni, come quella dell'esecuzione di un bassorilievo con la Gloria di San Francesco Regis per i Gesuiti di Madrid e collaborò alla decorazione dei pennacchi della cupola dei Santi Luca e Martina, a Sant'Agnese in Agone, dove eseguì il busto di Innocenzo X , alla facciata della Basilica di Santa Maria Maggiore, e commissionate dal re di Portogallo delle statue per la basilica di Mafra. Tra il 1732 e il 1735 fu coinvolto nel cantiere della Cappella Corsini a San Giovanni in Laterano, in seguito realizza la scultura di san Francesco da Paola, in san Pietro (altare Filippo Neri).
Leopoldo Retti (1704-1751), lombardo di Laino in Valle Intelvi dal 1713 al 1726 è a Ludwigsburg; dal 1731 al 1748 ad Ansbach, dove, come primo architetto di corte, lavorò al palazzo della residenza, rinnovò la chiesa di S. Gumperto, costruì la "Orangerie", il ginnasio Carolingio, la Sinagoga e varie case private. Nel 1748 vinse il concorso per il palazzo della residenza di Stoccarda, alla cui costruzione attese personalmente; nel 1750 divenne architetto capo del Württemberg. Costruì i castelli di Kirchberg, Ludwigsruhe, Eschenau, Schwenningen, Dennenlohe; le chiese di Weidenbach, Unterwachingen, Ludwigsburg; la cavallerizza di Triestdorf. Di lui si conservano molti progetti. Come stuccatore decorò l'interno del castello di Kirchberg. Lavorò anche ad Eschenau ed a Ansbach. Alcune sue decorazioni erano nel "Castello Nuovo" di Stoccarda, ma andarono in gran parte distrutte nell' incendio del 1762. Morì a Stoccarda: la sua tomba è nel cimitero di Öffingen, nei pressi di Fellbach. Non a caso, in un passato recente la Città di Stoccarda decise di intitolare una strada del Capoluogo a questo grande architetto lombardo.
Bagnato Giovan Gaspare (Landau, Palatinato, 1696 - Mainau, lago di Costanza, 1757), comasco, fu al servizio dell'Ordine Teutonico, amministratore e direttore edilizio della Casa del Grano di Ravensburg. Costruì le chiese parrocchiali di Lindau, di Ehingen, di Bremelau, di Illerieden, di Mainau, di Pakkel e le chiese e le case parrocchiali di Oberhausen e Merdingne, due chiese a Unter-wachingen; una cappella nella chiesa di S. Martino a Messkirch, la badia di Salem, un salone nel convento dei Premostratensi a Obermarchtal, la residenza arcivescovile di Dillingen. Sono pure opera sua il castello di Mainau, quello dell'Ordine Teutonico ad Altshausen, di Weit a Ravensburg e forse quelli di Meersburg e di Buchau; il palazzetto e la casa dell'Ordine Teutonico a Ravensburg, il palazzo dei Cavalieri a Wangen, la Casa Nera a Marchdorf. Lavorò molto anche in Svizzera. Morì a Mainau. Bagnato Francesco Antonio (1731-1818), figlio di Giovan Gaspare, direttore edilizio dell'ordine dei Cavalieri Teutonici. Costruì la chiesa parrocchiale di Oberdischingen nel 1770, quelle di Herten, di Birndorf e di Rast; i castelli di Rimsingen, Achstetten e Oberkirchberg; la casa dei Cavalieri Teutonici a Wangen; la Casa del Grano a Überlingen; la Casa della Dogana a Waldstetten. Ad Altshausen costruì l'orangerie del castello dell'Ordine Teutonico, a Friburgo di Brisgovia il portale della casa dei Cavalieri Teutonici. Gli si attribuisce la piccola cappella di S. Maria presso Ovingen. Lavorò anche a Ehingen, Obermarchtal, Mergenheim, Andlau, Hitzkirch.
Simone Cantoni (Muggio / Canton Ticino 1739, Gorgonzola 1818) dopo l'apprendistato in cantiere si dedica principalmente alle residenze nobiliari tra cui Palazzo Mellerio e Palazzo Serbelloni a Milano nel 1794, la ricostruzione del Palazzo Ducale a Genova, per il principe Alberico XII di Belgiojoso d'Este progetta nel 1788 le scuderie a Corte Sant'Andrea e il tempietto nel bosco di Belgioioso, la casa del conte Meda a Canzo nel 1787, il palazzo Litta Modigliani a Biumo Inferiore nel 1812, il progetto per il palazzo del marchese Maggi a Cremona nel 1795, la ristrutturazione della casa di campagna del principe Rasini a Cavenago d'Adda 1787, i progetti per la villa Raimondi a Birago edificata nel 1798 e villa Raimondi di Minoprio nel 1796, Villa Muggiasca a Mosino nel 1804, Villa Giovio a Breccia nel 1795, la Villa Odescalchi a Fino Mornasco nel 1802 e Villa Recalcati a Casbeno nel 1778 oltre a diverse chiese tra cui spicca la neoclassica chiesa prepositurale dei Santi Gervasio e Protasio a Gorgonzola. A Roma Villa Olmo sorse su suo progetto, subentrando al ticinese Innocenzo Regazzoni che aveva ricevuto un primo incarico e iniziato i lavori nel 1782. Il cantiere fu in mano al Cantoni dal 1785 al 1796. All'interno numerosi ambienti conservano ancora la loro veste neoclassica e sono arricchiti da statue e decorazioni ad opera dei ticinesi Francesco Carabelli, Scultore della fabbrica del Duomo di Milano, e Domenico Pozzi. Nel corso degli anni la villa ospitò personaggi quali l'imperatore d'Austria Ferdinando I d'Asburgo (1838) e Giuseppe Garibaldi (1859), e vi venne in visita anche il re Umberto I. Nel 1925 villa Olmo fu acquistata dal Comune di Como come sede di rappresentanza.
Ferdinando Caronesi (Veddo di Maccagno 1794 - Torino 1842) è uno dei rappresentanti dello stile neoclassico a Torino, tra le sue maggiori opere si ricorda la facciata della chiesa di San Carlo, la chiesa parrocchiale di Cavalere, la chiesa di S. Vittore a Cannobbio, la colonna portante la statua della Vergine collocata in piazza Consolata a Torino, il palazzo d'Agennes sempre a Torino, un'ala del mercato coperto di Chambery e il palazzo del seminario all'isola di S. Giulio d'Orta. In seguito realizza a Maccagno cappella di a S. Nicola di Tolentino, il seminario arcivescovile di Vercelli, il campanile di san Rocco a Bedero e la facciata di san Vittore a Curiglia.
ERA MODERNA
La secolare parola di "Magistro" sui registri parrocchiali scompare definitivamente dallinizio del 1800 ed è sostituita da: "picapresa", "cavatore", "scalpellino", "marmista" o "marmorino", "ornatista", riservando ai personaggi di elevata preparazione artistica scultorea il titolo di "Scultori". Gli architetti non seguivano più l'apprendistato come scalpellini e le strade formative professionali prendevano strade diverse e autonome.
Carlo Amati (Monza, 22 agosto 1776 Milano, 23 marzo 1852) nel 1810 realizzò il Teatro Sociale di Monza, la facciata del Duomo di Milano, terminata nel 1813, nel 1828 disegnò la San Carlo al Corso (Vittorio Emanuele), ispirata al Pantheon di Roma, che realizzò dal 1836 al 1847 dove lavorò con lo scultore Pompeo Marchesi.
I fratelli Pompeo (Saltrio, 7 agosto 1783 Milano, 8 febbraio 1858) e Luigi Marchesi scultore (Saltrio 1799, 1874) figli di Carlo Gerolamo, scultore e statuario presso il Duomo di Milano, A Pompeo Marchesi, chiamato dai Milanesi "el Dio dei piccaprei", si devono il Monumento a Emanuele Filiberto di Savoia presso la Cappella Reale di Torino, a Vienna: monumento a Francesco I, a Como monumento di Alessandro Volta, al Palazzo Brera la statua di Cesare Beccaria e per il Duomo di Milano scolpisce una cinquantina di statue, tra queste S. Ambrogio (balcone interno in facciata), S. Filippo, S. Canuto e S. Caterina. Nel 1826, su precedente consiglio del Canova, fu chiamato a succedere a Camillo Pacetti alla cattedra di scultura di Brera che tenne fino al 1852 con molto onore, formando una folta schiera di alunni fra i quali i viggiutesi Giosuè Argenti, Guido Butti e Luigi Buzzi Leone. Luigi scultore del Duomo di Milano assieme ad altri giovani scultori usciti dallAccademia di Brera realizza i telamoni ed i contorni architettonici dellHotel Palace di Lugano, lavora ai boassorilievi del Caselli Daziari di Porta Venezia e all' Arco della Pace.
Carlo Antonio Crivelli (Balerna / Canton Ticino, 1777 - Bergamo, 19 maggio 1838) realizza a Bergamo la barriera delle Grazie (propilei dell'attuale Porta Nuova) e il ponte sul fiume Brembo. Suo fratello Ferdinando Crivelli (Bergamo, 16 giugno 1810 - Bergamo, 5 aprile 1855) nel 1837 esegue l'adattamento dell'ex monastero di Rosate a sede del ginnasio, e di palazzo Vailetti a sede di liceo ispirata a modelli vitruviani e palladiani.a Bergamo realizza il Palazzo Serassi (attuale Palazzo Stampa), la ricostruzione della cupola del Duomo di Bergamo, realizzata tra il 1851 e il 1853, e il progetto di ampliamento di Palazzo Ghidini a Ghisalba.
Giacomo Bianconi (Milano 1780-Bergamo 1858), professore di architettura e ornato all'Accademia Carrara, tra le sue opere: Villa Moroni e Villa Caroli (ora Zanchi) in Stezzano; il nuovo Seminario vescovile di Bergamo; la scuola dei "tre passi" (oggi Donadoni) in via Tasso; la parrocchiale di Suisio.
Carlo Zucchi (San Macario 1790 - San Macario 1856) nel 1826 si trasferisce a Montevideo successivamente a Buenos Aires. Fu architetto governativo dal 1828 al 1835. Fra le sue opere la facciata della chiesa di san Michele, la casa del generale Paz, il progetto per lospedale generale e una chiesa Santa Fè. Nel 1836 ritornò a Montevideo ove progettò la piazza Indipendenza con vari edifici pubblici.
Carlo Francesco Maciachini (Induno Olona 1818 - Varese 1899) nato da una famiglia contadina del varesotto mostra fin da giovane la sua attitudine per le opere di intaglio, pertanto nel 1838 si trasferì a Milano dove, dopo aver frequentato l'Accademia delle Belle Arti di Brera, ottenne il diploma di architetto. La sua opera più famosa è il Cimitero Monumentale di Milano del 1863 al cui ingresso detto Famedio sono sepolti le maggiori personalità cittadine. A lui è dedicata una stazione della metropolitana M3.
Pietro Nobile da Campestro (Capriasca 1774 - Vienna 1854) diventa larchitetto del Principe Metternich, noto come Peter von Nobile, e nel 1818 direttore per lArchitettura dellAccademia dellArte di Vienna. Realizza tra gli altri il Theseustempel (una riproduzione di un tempio greco), la Äußeres Burgtor (1824) e a Trieste realizza il porto austriaco, nel 1817 il Palazzo Costanzi e nel 1842 la chiesa di Sant'Antonio.
Gaspare Fossati da Morcote (Morcote 1809 - Morcote 1883) diventa membro onorario dellAccademia dellArte di Pietroburgo e architetto ufficiale della corte imperiale. Sposa nel 1836 Giuseppina Rusca, proveniente da una famiglia di architetti ticinesi. Nel 1837 viene inviato dallo zar Nicola I ad Istanbul con il compito di costruire la nuova sede dell'ambasciata russa a Pera. Qui gli viene offerta l'opportunità di ristrutturare il Palazzo Venezia, nel 1847 il sultano Abdul Mejid I lo incarica di restaurare la moschea di Hagia Sophia (la bizantina chiesa di Santa Sofia) dove lavora con il fratello Giuseppe nel 1848 è Architetto di corte del Sultano a Costantinopoli.
Giuseppe Buzzi Leone (Viggiù 1812 - Milano 1843) direttore della Veneranda fabbrica del Duomo di Milano, mentre il fratello Luigi Buzzi Leone è scultore, tra il 1864 ed il 1867 accostatosi alla poetica veristica esegue le statue del Giorno e della Notte per il Palazzo dellAmministrazione del Duomo in Camposanto. A Varese realizza il monumento al Cacciatore delle Alpi (1867), in Piazza Podestà, ed il busto di Garibaldi, oggi conservato allinterno del Palazzo Comunale.
Giosuè Argenti (Viggiù, 1819 - 1901) uno degli allievi più rappresentativi di Pompeo Marchesi, realizza la Modestia, La rosa degli amori, Erminia (dalla Gerusalemme Liberata), La primavera, Sogno dell'Innocenza (premiata all'Esposizione universale di Parigi nel 1867), Eva dopo il peccato.
Su progetto dell'architetto Giuseppe Locarni, tra il 1874 ed il 1878 viene riedificata la sinagoga di Vercelli, con stile eclettico (romanico, gotico, neoclassico e bizantino) e con richiami allo stile moresco, in breve ispirò analoghe progetti in tutta Europa (Budapest, Praga, Cracovia, Firenze, ecc.). Limponente facciata a strisce orizzontali bianche e azzurre è in pietra di Saltrio.
Antonio Bottinelli (Viggiù, 1827 - 1898) la cui fama si deve in particolar modo ai soggetti delle sue opere, in cui domina la figura femminile, Armida, Camilla (1861), Santa Paola (1863) per il fianco meridionale del Duomo di Milano, Santa Lucia e SantAquila (1865) e la Toilette (1867).
Antonio Argenti (Viggiù, 1845 Viggiù 1916) è tra i promotori del movimento artistico della scapigliatura, esegue molti lavori sepolcrali al Cimitero monumentale di Milano ed all'estero (Stati Uniti, Germania, Francia, Russia, Romania, Gram Bretagna; specialmente degno di nota il grandioso monumento per la famiglia Osborne a'Hanan di Londra, realizza la Morte di Giulio Cesare oggi alla Galleria d'Arte moderna di Milano e la figura dell'"Angelo della mestizia" e la cappella mortuaria eretta in Dorno (Lomellina) per la famiglia Bonacossa.
Butti Enrico (Viggiù 1847 - Viggiù 1932), di cui è famoso il monumento ad Alberto da Giussano a Legnano e il monumento a Giuseppe Verdi in piazza Buonarrotti, che diede in dono la propria gipsoteca al comune di Viggiù nel 1926, da cui nacque il Museo Butti.
Augusto Guidini (Barbengo 1853 - Milano, 1928) costruisce Villa Taranto per volere del conte Orsetti e presenta un progetto massiccio e monumentale con riferimenti neo rinascimentali di chiaro sapore eclettico, a Pallanza verso la fine dell`Ottocento villa Ashburner caratterizzata dall`uso della pietra con la tecnica a scagliola, tanto che ora essa è conosciuta appunto come Villa Scagliola e una meno impegnativa villetta che Nicola Della Casa, imprenditore svizzero attivo nel campo della estrazione e lavorazione dei graniti si fece realizzare a Baveno. Realizza in seguito gli edifici del tiro a segno nazionale alla Farnesina di Roma (1890), tra Porta Angelica, Cerchia del Vaticano e Ponte Milvio, famosi al punto che perfino la «Ilustracion Espanola Americana» ne riportava lottima struttura escogitata dallarchitetto e ingegnere elvetico. In Piazza Cairoli è suo il monumento a Garibaldi opera di Ettore Ximenes, nel 1906 il Guidini realizzava il padiglione nazionale svizzero per lesposizione di Milano.
Giovanni Chini (Boarezzo Ganna 1871 - 1943 ) a undici anni iniziò lattività lavorativa come scalpellino nelle cave di Saltrio. Lanno successivo, vista la sua bravura, fu inviato a Viggiù quale apprendista per i lavori in marmo e lanno successivo si trasferisce a Milano presso lo studio del professor Francesco Pelitti, valgannese, a 23 anni inizia la nuova industria delle pietre e marmi artificiali ( colando graniglie di cemento in forme preparate ispirato dalle opere in cemento dagli scultori Calori e Marinetti ed anticipando la nascita della produzione seriale in architettura. Chini intuì che l'uso ornamentale del marmo era certamente più costoso di fare una colata di cemento in uno stampo, decise così di utilizzare per le sue opere il cemento, un materiale semplice che egli riuscì a nobilitare grazie ad effetti pittorici simulando un antico marmo. Le prime opere furono le decorazioni della chiesa di san Gottardo e di villa Hoepli a Milano che poi ispirarono lo stile liberty. Approfondisce anche luso del cemento armato. Crea successivamente uno studio artistico per la modellazione e la scultura in marmo e pietra artificiale. Opere notevoli sono a Milano ( Stazione Centrale dove disegna dettagli decorativi della gallaeria di testa e all' acquario comunale), il palazzo delle Nazioni a Ginevra, a Locarno e Lugano, a Genova, Messina e Reggio Calabria. E' considerato linventore della cosiddetta pietra artificiale che nonostante tutto è utile al settore della pietra naturale perchè permette il riutilizzo totale di quelli che erano considerati fino ad allora scarti di cava cioè il pietrisco fine. (Altro discorso è l'atteggiamento commerciale tenuto adesso dalle 'pietre artificiali' che tentano di confondersi, dandosi i nomi e le fattezze dei loro originali, con le pietre naturali).
Giacomo Buzzi Reschini (Viggiù, 1881 Torino, 1962) è stato uno scultore italiano di cui si ricorda l'Immacolata (1928) per il Palazzo del Governatorato in Vaticano, le statue dei Santi Cirillo e Metodio per il Collegio Boemo di Roma, i monumenti ai caduti di Crocemosso (1927), Chieri, Bordighera e San Damiano d'Asti, le statue dei Profeti e la porta monumentale della chiesa dell'Annunziata di Torino, il monumento alle Penne Mozze Canavesane di Belmonte (1955).
Gottardo Freschetti (Viggiù 1906 - Milano 1979) scultore di cui si ricordano i due Angeli reggi cero per la Cappella del SS. Sacramento nella Basilica del Santo a Padova (1936 - 1941); - il portale della Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma. Della sua vasta produzione, si ricordano: - i lavori nel Duomo di Chiavari e nella chiesa di San Francesco a Lerici, Santa Rita per il Cimitero Monumentale di Milano.
Ettore Cedraschi (Viggiù, 1909 Milano, 1996) opera presso la Veneranda fabbrica del Duomo di Milano, nel periodo 1958-1970, esegue sette statue all'interno e due esterne.
Paolo Candiani (Busto Arsizio 1897 - Gorla Minore 1981) tra le altre è stato nominato Commendatore dellOrdine della Corona del Belgio per la sua opera di riordino dellIsola Comacina, allora proprietà dellAccademia di Brera, dono del Re del Belgio.
Floriano Bodini (Gemonio, 1933 - Milano 2005) fa parte del gruppo milanese di giovani artisti, definito Realismo Esistenziale; è presidente dell'Accademia di Carrara fino al 1994 e dal 1987 al 1998 tiene la cattedra di scultura al Politecnico di Architettura di Darmstadt. Tra le sue opere l' Altare Maggiore del Santuario di Rho, l' altare maggiore del santuario della Santa Casa di Loreto, monumento in marmo ai Caduti sul lavoro di Carrara, l'altare delle Grotte Vaticane a S.Pietro (Roma), la Porta Santa per la Basilica di San Giovanni in Laterano (Roma), l'altare dell'Eucarestia a San Giovanni Rotondo oltre a tutte le sculture non qui citabili per problemi di spazio. Nell'ultimi decenni della sua vita trasferisce il laboratorio a Viggiù.
I flussi migratori di fine '800 (1880-1930) portarono ad una nuova emigrazione degli scalpellini lombardi e ticinesi. In Germania e nellimpero asburgico gli studiosi di storia dellarte avevano segnalato fin dagli anni Trenta la presenza di dinastie e di gruppi di artigiani lombardi di nuovo arrivo. A New York, fin dal 1853, si sa che vi era residente lo scultore viggiutese Guido Butti, e che, proprio in quell'anno, poté esporre alla National Academy of Design due modelli di gesso: Giorgio Washington, un colossale busto, e Genio piangente sulla tomba. Le sue capacità lo portarono a Washington D.C. dove, dal 1856, lo si trova occupato come modellatore e scultore per il Campidoglio degli Stati Uniti. Nello stesso periodo ultimava l'ornamentazione scultorea collocata sull'ingresso principale del vecchio Post Office Building nell'8th Street. Per abbellire la parte superiore dell'arco eseguì due figure alate rappresentanti il Vapore e l'Elettricità, mentre per ingentilire la chiave di volta scolpì l'effigie de la Fedeltà. (Fairman, 1927).
Tra i tanti che a metà del secolo arrivarono a New York si ritrovano diversi Rizzi della Baraggia di Viggiù. Essi si stabilirono a Brooklyn, nei pressi del Greenwood Cemetery, che in quel tempo era uno dei più decentrati suburbi della città. Nel 1865 fu aperto il Woodlawn Cemetery, posto alla periferia di New York, nell'attuale distretto del Bronx, costruito sul modello della "città della morte" allora in voga nella lontana Europa, e che per estensione era il secondo cimitero della metropoli, dopo il Greenwood aperto a Brooklin.
Nel 1880 dodici scalpellini viggiutesi lavoravano nei laboratori siti nella 223rd Street giusto fuori dai cancelli del cimitero.
Mario Movalli di Taino (1898) si trasferisce in Francia in qualità di capo scalpellino e poi capo cantiere nella ricostruzione di chiese nella regione dell'Aisne, in Picardia, nel nord della Francia. Le chiese erano state danneggiate e semidistrutte dai bombardamenti avvenuti in quella zona durante la guerra 1914-18. Mario Movalli diresse i lavori di taglio e lavorazione di circa sei milioni di blocchi di pietra per la restaurazione delle chiese: Notre-Dame di Liesse, Urcel Eglise, Trucy Eglise, Coucy-la-Ville Eglise, Crandelain Eglise e il castello di Blerancourt. Per l'alta professionalità e la cura con cui ricostruì questi edifici sacri secondo l'originale struttura, fu elogiato ripetutamente dalle autorità locali.
A Conway nel New Hampshire, dove tre cave davano un granito verde-rosa impiegato nelle costruzioni, risiedevano, come serba memoria il predetto censimento, una ventina di persone dal tipico cognome, tre delle quali con la rispettiva consorte. Una cava in Becket nel Massachusetts dava un ottimo granito, scuro, per uso monumentale, che veniva tagliato nei laboratori della vicina Chester.
Nel 1900 a Chester operavano probabilmente sei scalpellini della Valceresio, tra cui Cirillo Malnati, Giosuè Buzzi e Pietro Quadrupani.
Il piccolo borgo di Fitzwilliam nel New Hampshire, quantunque fosse un importante centro estrattivo grazie allo scultoreo granito ''Victoria White", non sembra aver attratto più di quel tanto i Nostri. Bisogna, infatti, attendere il 1910 per trovarne una manciata, ovvero una mezza dozzina, anche se da qualche decennio vi risiedesse una nutrita colonia italiana formata dalle famiglie Valz, Prario e Rosazza, tutte proveniente dalla Valle Cervo.
Diverse località, una nel Massachusetts a cinquanta chilometri sud-ovest di Boston, l'altra nel New Hampshire a settanta chilometri nord-est di Boston, mostrano contrasti degni di attenzione.
La prima, la più grande, possedeva una dozzina di cave il cui granito rosa, di qualità media-bassa, veniva prevalentemente usato nella costruzione di cappelle funerarie, e malgrado l'assenza di laboratori attrasse dozzine di tagliatori di pietra della Valceresio. La seconda, aveva sette cave, che fornivano un granito grigio di ottima qualità adatto per monumenti e statue, e una dozzina di laboratori, ma nonostante ciò vi giunse meno della metà dei lavoratori richiamati dall'omonima cittadina del Massachusetts. In quest'ultima nel censimento del 1900 sono nominati ben sei Calderara, tutti scalpellini, nonché un Battista Peduzzi nato nel 1873 a Montevideo nell'Uruguay, mentre Brayley nel 1913 raccontò che nella Milford del New Hampschire vi risiedevano molti della Valceresio, proprietari di laboratori, e non mancò di elencare: Giovanni P. e Antonio P. Conti, Giovanni Fontana tutti di Brenno Useria, Francesco E. Macchi di Induno Olona, Giovanni Romani di Saltrio, Antonio J. Rossi e Giovanni Bianchi di Bisuschio.
Nel Maine, a Jay e Frankfort trovò lavoro, come risulta dal censimento del 1900, una dozzina di emigranti scalpellini comaschi, o giù di lì, dei Nostri.
A inizio 900 la lavorazione del cemento armato e la nascita delle staute liberty in cemento resero diseconomicche pietre e in particolare le arenarie del Monte Orsa si rivelarono soffrire molto le piogge acide appena introdotte dall' industrializzazione. Tutto il paese si ritrovò ben presto a fare i conti con la crisi e migrò all' inizio del secolo a Barre, nel Vermont, dove i picasass, oltre a simpatizzare per l' anarchia (tratto simile con i marmisti carrarini), si dimostreranno assai abili nella lavorazione del granito locale, usato per la dogana di Ellis Island a New York o nel ponte di Brooklyn.
A Barre nel 1913 più di una dozzina di imprese appartenevano a 'comaschi'. La "Giudici Brothers" di proprietà dei fratelli Desiderio, Francesco e Giacomo Giudici di Saltrio, della quale sono conservate nella Aldrich Library di Barre le registrazioni contabili relative agli anni che vanno dal 1918 al 1946, preziosamente salvate da Lena Giudici; la "Malnati Brothers"' di Vittorio e Giovanni Malnati da Bisuschio; la "Brusa Brothers"' di Giovanni e Luigi da Brenno; la "Movalli Granite Co." di P. Monti e M. Rizzi da Viggiù; la "Rizzi Brothers` di Stefano e Mario Rizzi da Viggiù; la "Barre Monumental Yards" di S. Dunghi e Giuseppe D. Ossola da Viggiù; la "Star Granite Company" di Giuseppe Ferrari da Porto Ceresio e di E e C. Broggini da Brenno; la "Novelli & Calcagni" fondata da Giuseppe G. Calcagni da Bisuschio e Samuel Novelli, dove lavorarono lo scultore Elia Corti e suo fratello Guglielmo nati a Viggiù. Molte di queste aziende o quelle dei loro discendenti sono ancora aperte. Nel 1950 il Comune di Viggiù inviò a Barre un contenitore in marmo contenente zolle di terra provenienti dal suolo viggiutese, la quale è oggi nella sala di rappresentanza della biblioteca Aldrich e che per tale occasione è stata esposta nella sala consiliare. Dal 2009 Viggiù e Barre sono gemellate.
Tenace è il legame patriottico dei comacini con la propria terra e con le proprie pietre. Una tale fedeltà alla terra di origine fa presupporre che molti di questi maestri espletati i loro progetti o dopo la trasmissione dei loro incarichi a figli e nipoti o ad abili allievi e compatrioti, abbiano rinunciato alla loro vita itinerante ed al benessere delle corti reali o principesche per ritornare ai luoghi ove furono le loro culle. in vecchiaia spesso lasciano il segno della propria arte generalmente in piccole chiese di paese e sono sconosciute in maggioranza e non ancora pienamente comprese per il verso storico-artistico.
In italia sono state proposte interpretazioni etimologiche diverse dal significato di 'comacino' che viene generalmente accettato come 'comasco' , la prima intesa in un generico 'mastro muratore' come derivato dall'antico termine tedesco machio (muratore), il francese maçon, il provenzale maso e lo spagnolo mazon; la seconda fa derivare dal latino 'cum machinis' per assonanza, ovvero 'maestri dotati di macchine'. Però è ovvio che dei marmisti operino con macchine perchè già il Partenone a suo tempo era stato realizzato con argani e gru per posizionare gli elementi lapidei (si vedono ancora i punti di aggancio). Inoltre si deve riportare che in età tardoantica, all'aggettivo comensis con il significato di comasco si era aggiunto quello più popolare comacinus, S.Ambrogio chiamava rupes comacinas i monti sopra Como (epistola 55), mentre l'Itinerarium Antonini (II-III sec. d.C.) citava il lacus comacenus; nell'VIII secolo, Paolo Diacono, nominava l'insula comacina (o amacina). "Comacina" è anche il nome del tipo di imbarcazione a vela triangolare per la navigazione lacustre caratteristica delle Valli di Comacchio vicino Ravenna, un tipo di imbarcazione simile a quella usata per trasportare le pietre sul lago di Como. Allo stesso tempo tradurre comacino con comasco limita la zona di provenienza ad un territorio troppo ristretto rispetto a quello sostenuto dal Merzario che parte dal bresciano e arriva fino al Verbano Cusio Ossola. in ogni caso andando oltre l'etimologia del termine, che a noi interessa relativamente, sappiamo da dove venivano questi comacini e cosa hanno fatto nella storia dell'architettura.
Degli scalpellini lombardi rimane la continuità della loro azione per molti secoli dentro e fuori la Lombardia. Storicamente la specificità dei Maestri viene affermata in primis dallo storico e scrittore Ludovico Antonio Muratori (Vignola 1672 - Modena 1750) nelle sue 'Dissertazioni sopra le antichità italiane' e in particolare nella 'Dissertazione XXIV - Delle Arti deglItaliani dopo la declinazione dellImperio Romano.' identificando per primo i Magistri Comacini, come continuatori delle arti edili attive durante l'impero romano. Vale la pena riprenderlo integralmente: 'Particolarmente si osservi che i muratori al tempo de Longobardi erano particolarmente appellati Magistri Comacini, come apparisce dalla legge CXLIV e seguente del re Rotari. Non merita attenzione Ugo Grozio, che deduce la parola Comacinus, significante, a suo credere, Architetto, dal tedesco Gemach, che vuoi dir casa. Il Lindenbrogio e il Du-Cange con ragione trassero tal voce dal luogo, a Comacina forte Insula in Romanula, ubi Langobardorum aevo periti Architecti fuerint. Senza fallo fu presa quella denominazione da un luogo, non già da luogo posto in Romanula, o sia Romandiola oggidì Romagna e anticamente Flaminia; ma bensì dalla città e contado di Como. Quel lago ne secoli di mezzo era appellato Lacus Comacinus, Insula Comacina. Perché massimamente da quella contrada si prendevano una volta i muratori più abili (e ne vengono anche oggidì), però venivano chiamati Magistri Comacini. Noi tuttavia diamo loro lonorevol titolo di Mastri o Maestri. Parole sono di Matteo Villani lib. VIII, cap. 58 della Storia: Tutti maschi e femmine, piccoli e grandi vi furono per Maestri, Manovali, ec... Da Magisterium, o da Ministerium, è venuto il nostro Mestiere.'
In seguito Cesare Cantù, (Brivio, 5 dicembre 1804 - Milano, 15 marzo 1895) nella Storia della città e della diocesi di Como del 1857, dedica agli scultori e architetti comaschi diverse pagine (da 328 a 343) fornendo un primo tentativo di sistematizzazione storica delle loro opere.
Sistematizzazione che avviene nel 1893 nella fondamentale opera di 1173 pagine ' I Maestri Comacini-Storia Artistica di Mille Duecento Anni (600-1800)' di Giuseppe Merzario (nato ad Asso nel 1825 morto a Milano nel 1894, ex-sacerdote, patriota delle 5 Giornate di Milano, deputato di estrema sinistra, letterato ed educatore) che sotto il nome collettivo di Maestri Comacini ha dimostrato lazione di questi Maestri per 1400 anni.
L' Appacuvi inoltre promuove convegni dal 1970, su Passau e Scaria Intelvi ( incentrati sulle figure dei Carlone e dei Lurago), seguiti dai Convegni sui Magistri in Europa (Milano e Como - 2002), dai due Convegni su Andrea Bregno ed i Bregneschi (Osteno 2003 e 2009) e dal Convegno sulla famiglia dei Magistri Barelli (2004 e 2008) e per ultimo il Convegno internazionaleMagistri dEuropa in Sardegna, celebrato a Cagliari il 25 settembre 2009 e seguito da un viaggio studio che ha percorso la Sardegna da Sud a Nord (da Cagliari appunto ad Alghero) e Regioni dEuropa (Polonia e Ludwigsburg).
Noi, come marmisti, ci auguriamo che quando rivedrete le guglie del Duomo vi sembreranno un pochino più alte.
BIBLIOGRAFIA E APPROFONDIMENTI
"I Maestri Comacini-Storia Artistica di Mille Duecento Anni (600-1800)" - Giuseppe Merzario, Milano 1893-Riediz.Amiedi (MI) - 1873 pagine in due volumi (Ristampato in tempi moderni da Arnaldo Forni editore Srl - bologna - www.fornieditore.com)
'Marmi e lapicidi di Sant'Ambrogio in Valpolicella' edito dal Centro documentazione storico della Valpolicella a cura di Pierpaolo Brugnoli e Altri - 1999 - Comune di Sant' Ambrogio Valpolicella
"Storia della città e della diocesi di Como" (Firenze, Le Monnier, 1857) Cesare Cantù, (Brivio 1804 - Milano 1895) (visibile interamente su google libri cliccando qua)
"Dissertazione XXIV - Delle Arti degl' Italiani dopo la declinazione dell' Imperio Romano" Ludovico Antonio Muratori (Vignola 1672 - Modena 1750) (visibile interamente in internet cliccando qua)
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I maestri lombardi nella Toscana centro-meridionale (secc.XII-XV). Indizi documentari ed evidenze materiali - Articolo pubblicato in Magistri d'Europa, Atti del Convegno Internazionale (Como 23-26 ottobre 1996), Como, pp.140-155 di Giovanna Bianchi.
Andare e Venire - Trafile Migratorie Beppe Galli e Giuseppe Scavone 1999, narrava le vicende migratorie dei viggiutesi in Italia e oltreoceano
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filmato della TSI/Elanimage Capitano da mar, Capitano da mur. Alvise Mocenigo incontra Giuseppe Sardi
film di Randy Croce Se la pietra potesse parlare rende onore a tutti gli scalpellini e alle loro opere parlando dei marmisti di Barre nel Vermount.
NOTA:
Per semplificazione nel testo diamo per scontate conoscenze geografiche che il lettore non lombardo potrebbe non avere. Di Porlezza non ripetiamo che si trova sul lago di Lugano a 5 km da Osteno il primo paese della Valle Intelvi che inizia appena alle spalle dell'isola Comacina, di Capolago non diciamo che si trova sul lago di Lugano a 6 km da Saltrio che a sua volta è meno di un chilometro da Viggiù, di San Macario non specifichiamo frazione di Samarate in provincia di Varese come di Taino e di Maccagno non viene indicata ne la provincia ne che si trovano sul lago Maggiore. Allo stesso tempo di Campione, Bissone, Brusinpiano, Rovio, Maroggia, Puria di Valsolda e di Carona non diciamo che si trovano sul lago di Lugano, il primo come enclave italiana ma distante solo 5 km dalla valle Intelvi. Questi paesi che anticamente raramente superavano le mille anime hanno dato alla storia una quantità sproporzionata di architetti e scultori in relazione alla loro popolazione. Il solo fatto che storicamente si distinguano le scuole di scultura Saltriesi da Viggiutesi è probabilmente unico in architettura siccome i centri dei due paesi distano appena 900 metri. Tra le parrocchie di Bissone in Svizzera, patria del Bernini, e Campione d'Italia ci sono invece 2000 metri. La massima concentrazione dei paesi di provenienza dei maestri si ha intorno al lago di Lugano, ora diviso tra Ticino, Como, Varese e Milano (Diocesi), ma la loro zona di appartenenza, seguendo il Merzario, parte dalla regione del Cusio nell'odierno piemonte e passando per tutto l'arco prealpino (Brianza, Lecco, Bergamo) arriva al lago d'Idro nell'alto bresci