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I COLORI DELLE PIETRE NATURALI
31. July 2006 13:48
(last updated: 04. October 2010 15:00)
Pubblicato in CAVE E GEOLOGIA

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ll colore può essere definito dalla presenza di minerali cosiddetti idiocromatici, oppure a causa di pigmentazioni varie di natura, inorganica e organica. I minerali idiocromatici presentano sempre lo stesso colore pur contenendo alcune impurezze: così la calcite, la dolomite e in parte il quarzo (che in realtà è un minerale allocromatico) danno alla pietra una colorazione bianca o leggermente grigiastra; la clorite e l’antigorite portano un colore verde-verdastro; anfiboli, pirosseni e miche caratterizzano le rocce con prevalenza di questi minerali con colore nero.

(immagine: amazonite lucida. Per quanto usata in gioielleria viene anche usata in architettura per pavimenti, scale, top cucina e bagno)

Il colore rappresenta uno degli aspetti più caratteristici e appariscenti dei materiali litici naturali che sono impiegati per uso decorativo.
Le possibilità di scelta risulterebbero praticamente infinite se non esistessero alcune limitazioni relative alle finalità di impiego e all’ambiente nel quale viene utilizzato, in funzione della maggiore o minore stabilità del colore di fronte ad agenti chimici, fisici naturali o artificiali che lo possono alterare.
ll colore può essere definito dalla presenza di minerali cosiddetti idiocromatici, oppure a causa di pigmentazioni varie di natura, inorganica e organica.
I minerali idiocromatici presentano sempre lo stesso colore pur contenendo alcune impurezze: così la calcite, la dolomite e in parte il quarzo (che in realtà è un minerale allocromatico) danno alla pietra una colorazione bianca o leggermente grigiastra; la clorite e l’antigorite portano un colore verde-verdastro; anfiboli, pirosseni e miche caratterizzano le rocce con prevalenza di questi minerali con colore nero.
Il discorso relativo alle pigmentazioni è più complesso poiché si deve tenere conto della genesi delle rocce.
Nelle rocce di origine sedimentaria i pigmenti inorganici sono generalmente associati alla componente argillosa della roccia stessa: i più diffusi sono gli ossidi di ferro, che danno colorazioni sul giallo se il pigmento è limonitico (FeOOH), come in diversi calcari tra cui il giallo di Verona, oppure portano la roccia su una colorazione tendente al rosso se il pigmento è ematitico (Fe2O3): tra i numerosi esempi citiamo il rosso di Verona e quello della Val Brembana; è possibile trovare pigmentazione limonitica-ematitica, ottenendo come risultato un colore rosato (es. Chiampo rosato).
Pigmenti misti, ferrifero-manganesiferi, causano sfumature violacee, come nei cosiddetti Fior di Pesco (termine usato in Italia per almeno sette tipi di calcare rosa-violaceo, provenienti da diverse località).
I pigmenti di origine organica possono essere di natura carboniosa o bituminosa: quelli carboniosi sono costituiti da resti vegetali ridotti in particelle microscopiche, carbonificati, che in funzione della concentrazione di Carbonio conferiscono ai calcari organogeni tinte che vanno dal grigio al cosiddetto “nero assoluto”. I pigmenti bituminosi conferiscono alle rocce sedimentarie colorazioni grigiastre. Bisogna ricordare che i calcari neri, se utilizzati in ambienti esterni, tendono a diventare grigi per lenta ossidazione superficiale.
Le rocce magmatiche sono costituite in larga parte da minerali silicatici contenenti pigmenti inorganici che conferiscono una colorazione molto resistente: ad esempio l’ortoclasio, minerale feldspatico presente nelle rocce granitiche può essere bianco, rosa e rosso, con tutte le possibilità intermedie in funzione della quantità e dello stato di ossidazione dei materiali impuri in esso contenuti.
Il colore dei minerali presenti determina il colore della roccia: se prevale un minerale, o due, l’accostamento cromatico può dare effetti molto vivaci: nel granito di Baveno il colore rosa dell’ortoclasio (causato da impregnazioni di ossido ferrico) si confronta con il bianco lattiginoso del plagioclasio, con il colore vitreo del quarzo e con il nero delle miche (biotite); il Serizzo si presenta bianco e nero per la presenza rispettivamente di plagioclasio e biotite.
Se poi un tipo di minerale è molto più grande degli altri, il suo colore prevale: è il caso dello gneiss occhiadino, roccia metamorfica in cui i feldspati bianchi, molto grossi, prevalgono sulle miche nere e lamellari.
Per una corretta definizione del colore non si devono escludere alcune caratteristiche ottiche dei minerali, che si ripercuotono sulla roccia: l’opalescenza, l’iridescenza, prodotta da sottili pellicole di alterazione superficiale (ematite, pirite... ), la labradorescenza, causata da un fenomeno di smistamento tra albite ed anortite e la lucentezza.
Madre Natura ci ha fornito una vastissima gamma di tinte, spesso con differenti intensità, in funzione della genesi delle rocce: grazie alla nostra fantasia e alle nostre capaciti, è possibile sfruttare tutte le possibilità per ottenere accostamenti armoniosi e efficacemente accattivanti.



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