E' una pietra storica lombarda con cui sono state realizzate la fonte battesimale del Battistero di Varese (XIII secolo), il santuario di Saronno e la cattedrale di San Lorenzo a Lugano (inizio XVI secolo). A Milano, colonne del piccolo chiostro di S. Maria delle Grazie e colonnine della tribuna bramantesca. L'uso divenne diffuso nei secoli XVII e XVIII per le membrature architettoniche delle facciate degli edifici privati, in associazione con gli sfondati intonacati, ad esempio a Milano i palazzi Reale, della Biblioteca Ambrosiana, Annoni, Archinto, Litta, Trivulzio, Tharsis e il teatro alla Scala; anche gli edifici religiosi utilizzarono queste pietre sia per le strutture che per le decorazioni (Santa Maria Consolazione, Santa Maria alla Porta, San Francesco di Paola, San Paolo Converso, San Tomaso in Terramara). Nel secolo XIX la pietra fu impiegata soprattutto per portali, finestre e balaustre dei balconi degli edifici, ma anche per la parte superiore degli arconi della Galleria Vittorio Emanuele.
Nonostante sia cessata l'estrazione industriale e' ancora possibile ricavare dei blocchi per fini artistici o per sostituire le parti deteriorate dei monumenti che la utilizzavano.
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La chiesa dedicata ai Chiesa SS.Pietro e Paolo è opera dell'architetto Paolo Mezzanotte che presentò il suo progetto iniziale nel '34 in cui erano previste dieci colonne, a cui in seguito se ne aggiunsero altre due, in granito di 8,50 metri di altezza e 1 di diametro, provenienti dalla demolizione dell'atrio dell'Ospedale Fatebenefratelli di Milano e poste in vendita dal comune. Il 3 febbraio 1935 arrivò la prima colonna. Il 14 marzo ebbe luogo la cerimonia della posa della prima pietra per mano del Cardinal Schuster. I lavori fino al settembre 1939 quando la nuova chiesa venne consacrata il 30 settembre. La chiesa ha pregevoli opere pittoriche di Valentino Vago e un altrettanto pregevole altare dello scultore Floriano Bodini.
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La Via Crucis della chiesa parrocchiale di Rovello Porro è stata realizzata in Pietra di Saltrio per dare continuità al pregevole altare di Floriano Bodini sempre nella stessa nobile pietra, ed è stata affidata nella realizzazione a Gabriele Di Maulo.
Gabriele Di Maulo è nato a Milano il 14 dicembre 1968. Dopo il Diploma di Maturità all'Istituto d'Arte di Chiavari, consegue quello di Scultura presso l'Accademia Di Belle Arti di Carrara. Nel 1990 gli viene conferita una Borsa di studio che gli permette di seguire i corsi di Scultura a Monaco di Baviera all'Akademie der Bildenden Künste. Per alcuni anni è assistente dello scultore Floriano Bodini presso il suo studio di Milano. Dai primi anni novanta il suo lavoro contraddistinto da una molteplicità di soggetti sia a carattere sacro che profano, suscita l'interesse di personalità autorevoli del mondo dell'arte contemporanea e della cultura. Nel 1992 vince la Targa d'argento nel concorso di Scultura del mensile Arte di Mondadori. Nel 1993 una giuria composta da Raffaele De Grada, Gian Alberto Dell'Acqua e Mario De Micheli, gli assegna la Medaglia di Bronzo al Premio S. Carlo Borromeo indetto dalla Regione Lombardia. Nel 1996 realizza il Monumento agli Autieri caduti per la Patria, collocato in Piazza delle Nazioni a Rapallo (GE). Negli anni successivi segue una costante ed instancabile ricerca formale che interessa oltre la scultura e la medaglistica, il disegno, le tecniche dell'incisione e quelle litografiche. Nel 2009 gli viene conferito il Premio Turio-Copello medaglia d'oro per meriti artistici, dall'antica e prestigiosa Società Economica di Chiavari fondata nel 1791. Attualmente le sue opere appaiono nelle rassegne più importanti, di carattere nazionale ed internazionale, tra gli esempi più validi della scultura contemporanea italiana.
Di seguito pubblichiamo una nostra intervista a Gabriele Di Maulo.
Maestro Di Maulo come si è avvicinato alla realizzazione di un'opera così complessa?
E' con grande umiltà e rispetto, ma anche con grande entusiasmo che mi sono avvicinato al lavoro della Via Crucis, per quello che era già stato realizzato da due grandi artisti che prima di me avevano lavorato all'interno della Chiesa di Rovello Porro: Floriano Bodini e Valentino Vago. La Chiesa poi, era stata progettata da Paolo Mezzanotte il celebre architetto del Palazzo della Borsa di Milano. A quel punto ho cercato di capire come entrare in sintonia in quel luogo con la mia opera.
Che senso ha oggi essere un artista figurativo?
Da sempre ho scelto il linguaggio figurativo, perché penso che sia il mezzo più efficace in grado di comunicare delle storie; mi piace che tutti, possano leggere qualche cosa in ciò che faccio.
Lei disegna molto, che importanza ha il disegno per uno scultore?
Il disegno è una condizione irrinunciabile nella progettazione di una scultura soprattutto quando è complessa per la presenza di molte figure ed ha un campo d'azione definito. Molto spesso la prima idea per una scultura nasce proprio da un bozzetto dettagliato, dove le ombre a matita o ad acquarello identificano già i piani. Successivamente passo alla realizzazione di un modello di gesso molto particolareggiato in scala 1:1, che servirà a replicare fedelmente, con l'impiego del pantografo, la scultura nella pietra o nel marmo.
Nella scultura esistono differenti materiali con i quali ci si può esprimere, quanto è importante capirne le possibilità espressive?
I materiali della scultura hanno delle caratteristiche espressive e limiti che bisogna conoscere. Nella via Crucis ho cercato di modellare piani larghi con scuri profondi, al massimo del consentito dai vincoli imposti dal bassorilievo e dalla pietra, affinché la scultura avesse maggior forza e potesse essere letta anche a una grande distanza, considerando le dimensioni della chiesa.
La Via Crucis è stata realizzata con la pietra di Saltrio, come mai questa scelta?
Le opere scultoree già presenti in Chiesa erano tutte in pietra di Saltrio ed era necessario dare all'insieme un senso di continuità. E' stata una piacevole scoperta, credo che sia un materiale di grandi potenzialità espressive e d'altronde il suo passato glorioso ne è una testimonianza. Inoltre ho avuto la possibilità di collaborare con gli ultimi veri maestri scalpellini Viggiutesi Virginio e Gianni Gussoni, che ancora oggi mantengono viva la tradizione dei Picasass.
Osservando la Via Crucis, si può notare che lei ha utilizzato molti simboli, perché?
Per sua natura la scultura pone delle limitazioni, più di quanto accada per la pittura in ciò che può essere rappresentato, per questo è necessario fare ricorso a simboli che abbiano un'efficacia estetica oltre che una funzione narrativa.Ho cercato in particolare, nelle testimonianze archeologiche che facevano riferimento al mondo dell'antica Roma gli elementi più significativi che identificassero l'influenza della cultura romana nei luoghi dove si svolse la passione di Cristo.
Il corpo umano è stato rappresentato facendo attenzione al rispetto dell'anatomia e delle leggi che regolano il movimento, cosa che nelle opere contemporanee si osserva raramente
M'interessa rappresentare il corpo umano per quello che può comunicare.Nella Via Crucis, mi sono affidato alle possibilità espressive del corpo, con particolare attenzione ai gesti delle mani e all'espressione dei volti dei personaggi che animano le scene. La Via Crucis è la rappresentazione del dolore terreno di Cristo e sempre al corpo e alle sue possibilità espressive mi sono affidato tenendo conto della meccanica dei movimenti, ho cercato di descriverne le reazioni allo sforzo, alla violenza, al dolore fino al definitivo irrigidimento nella morte. Ho pensato che questo fosse il modo migliore per comunicare il messaggio di colui, che pur di natura divina e quindi capace di sconfiggere ogni cosa, accetta su di sé il dolore per la salvezza dell'umanità.
Lei è allievo di Floriano Bodini uno dei massimi scultori italiani del '900, cosa le ha lasciato questa esperienza?
La possibilità di frequentare lo studio di un grande maestro, penso che sia stato per me molto importante, per il patrimonio di esperienze assimilate, che mi sono state utili per avere un punto di partenza solido, sul quale costruire l'evoluzione del mio linguaggio. E' un'esperienza paragonabile a quella che poteva fare un artista italiano in una bottega del Rinascimento. Ho partecipato alla realizzazione di opere monumentali di grande valore artistico e di quelle imprese mi è rimasto il rigore con il quale affronto quotidianamente la mia professione: un senso di lealtà che m'impedisce di tradire me stesso e le mie idee e conseguentemente gli altri, anche quando il rischio è di non piacere a tutti.
Che importanza ha per lei l'arte del passato?
Nella Via Crucis ci sono molti riferimenti alla scultura del passato e all'architettura razionalista italiana. Nel modellare i panneggi ad esempio sono riemerse le esperienze d'inarrivabili maestri di varie epoche da Jacopo Della Quercia a Michelangelo a Bernini e molti altri, che ho studiato attentamente ai tempi in cui frequentavo l'Accademia di Carrara.
Ha citato l'architettura razionalista italiana, in quale modo ha influenzato il suo lavoro di scultore?
Credo che tra scultura e architettura, vi siano molti punti di contatto, in fondo in entrambi i casi si cerca di occupare uno spazio in maniera armonica con dei volumi. In particolare penso che l'architettura razionalista sia quella che mi somiglia di più per gli aspetti monumentali che conservava, per il connubio con la scultura propria dell'architettura italiana del passato, per l'equilibrio tra pieni e vuoti, la contrapposizione tra linee rette e curve: convivenze geometriche che ricerco anche nella mia scultura.
Nel suo studio c'è ha un'ampia collezione di cd musicali, in particolare del Maestro Morricone, che rapporto ha con la musica?
Il rapporto con la musica e quasi complementare alle mie realizzazioni, ho una particolare predilezione per i compositori classici e per le musiche del maestro Morricone. Nelle opere del maestro Ennio Morricone, ritrovo una certa analogia con il mio il tipo di ricerca espressiva: la sua musica, infatti, è figlia di una solida preparazione che affonda le radici nel passato, ma anche di nuove e moderne sperimentazioni sonore nella musica contemporanea assoluta. Morricone è solito cogliere dalla realtà dei suoni (il rumore delle rotaie quando passa il treno, uno schiocco di frusta, il verso della iena, le macchine industriali etc.), immettendoli all'interno delle sue composizioni - per me sono come scintille creative. Questa Via Crucis è nata anche con l'accompagnamento della sua grande musica.
Per la traduzione dei modelli dal gesso alla pietra di Saltrio, lo scultore Di Maulo si è avvalso della collaborazione del laboratorio di Virginio e Gianni Gussoni a Viggiù (VA).
Virginio Gussoni è nato nel 1943 a Viggiù dove vive e lavora. Proviene da una dinastia di scalpellini viggiutesi che da duecento anni opera nel campo della scultura. Frequenta giovanissimo i corsi della Scuola d'Arte Industriale della Società Operaia di Mutuo Soccorso e contemporaneamente va a bottega presso lo scultore Rosario Franzi. Inizia a lavorare col padre per la realizzazione della facciata del Duomo di Magenta in pietra di Viggiù. Successivamente avvia una collaborazione con gli architetti del Canton Ticino, tra cui Mario Botta, realizzando interventi lapidei per l'edilizia. Nel 1989 apre un laboratorio di scultura dove realizza le opere di Floriano Bodini, Paolo Borghi e Pierino Selmoni. Per Bodini esegue l'altare della Basilica di S. Vittore di Varese, l'altare del Santuario degli Oblati di Rho, il basamento della Croce astile per il Santuario di Loreto, il basamento per la Croce della chiesa di Gemonio, la grande statua di Santa Brigida per il Vaticano, nonché varie opere di minori dimensioni, tra cui il pannello per la sede amministrativa dell'Agip di Milano.