La trattazione che propongo consiste nel considerare le valenze delluso dei materiali litoidi nella sistemazione degli spazi esterni. Il loro uso è antico come luomo; anzi, quelle pietre sono talvolta lunica testimonianza tangibile del processo di antropizzazione di luoghi che le varie civiltà, in tempi successivi, hanno realizzato. Come in ogni forma di architettura primitiva, luso delle pietre è inizialmente dovuto alla necessità di materiali meno incoerenti e problematici della terra battuta, che possano resistere al dilavamento delle piogge, allusura delle ruote dei carriaggi e che, perciò, ne permettano il transito; le pietre agevolavano il passaggio degli uomini e degli animali ed erano adatte alle esigenze simboliche e duso. Tali materiali appagavano il desiderio di durata e di stabilità nel tempo delle opere realizzate che così acquistavano una valenza di comunicazione e di trasmissione alle generazioni successive dei progressi tecnici e dei significati culturali artistici raggiunti. I materiali litoidi sono stati spesso usati per le loro intrinseche specificità chimico-fisiche quali la durezza, lalta resistenza allusura, la buona resistenza agli agenti atmosferici, la diversità dei colori, la possibilità di essere variamente lavorati (ed essere fra laltro resi antisdrucciolevoli) la facile reperibilità vicino agli insediamenti umani. Proprio in relazione a questultima caratteristica, le nostre città storiche sono state pavimentate prevalentemente con materiali reperibili nei giacimenti a esse circostanti; possiamo trovare città con pavimentazioni in bàsolo, oppure in pietra serena, in granito, in beola, in porfido, in trachite, in pietra bianca o rosa, o in ciottoli di vari diametri e natura. Se nel passato la pavimentazione di strade e piazze con i materiali lapidei era una scelta abituale e civile, attualmente essa può essere proposta solo come intervento specifico ed eccezionale, sia perché ogni intervento sul territorio necessita di un progettista-responsabile sia, soprattutto, perché le esigenze primarie sono venute a mancare; infatti, strade e piazze sono diventate mero supporto al transito di autoveicoli per i quali la finitura in asfalto è ideale. Ecco allora che ipotizzare la sostituzione dellasfalto con lastricatura o acciottolato può significare anche una sorta di riappropriazione della città da parte del cittadino per il quale la differenziazione dei diversi luoghi e dei diversi per corsi ha ancora senso. Riproporre pavimentazioni lapidee negli ambienti urbani vuol dire anche ripristinare alcuni aspetti di quella cultura materiale che, viva nella nostra città fino a qualche decennio fa, ora risulta dispersa. Pensare alla reintroduzione dei materiali tradizionali vuol dire anche pensare a nuove tecnologie che, affiancate allantico know-how artigiano, permettano una lavorazione e una posa economicamente conveniente e duratura. Certo vanno inventati nuovi metodi di lavorazione, nuovi ambiti e nuove occasioni di lavoro. La questione progettuale allora diventa prioritaria, poiché rappresenta il momento di sintesi fra una tradizione consolidata e linnovazione tecnologica, destinata alle nuove trasformazioni del tessuto urbano. Daltra parte, tutto quello che era elemento naturale e che partecipava al divenire spontaneo della città (soprattutto in epoca medievale) oggi lo possiamo controllare solo grazie al progetto. In questo senso larchitetto si pone come legame tra il presente e un passato incancellabile difficile da riprodurre perché le competenze e le capacità operative specifiche sono in gran parte tramontate. La storia della cultura materiale può essere recuperata dallarchitetto che, cosciente di determinati significati, la ripropone attraverso una rilettura della città, seppure in forme nuove. A questo punto ritengo doveroso fare una precisazione sul ruolo del progettista-architetto. Egli non è più primus interpares, lartista coadiuvato da artigiani dotati di notevole autonomia sia progettuale che costruttiva; oggi egli affronta spesso il progetto di arredo urbano in maniera troppo rigida, ottenendo un risultato povero, se non addirittura falso o forzato e comunque meno complesso di quello storicamente tramandato. La pavimentazione in pietra naturale può riproporre la differenziazione dei singoli luoghi e delle singole città, la valorizzazione e la contrapposizione delle diverse valenze geografiche, sociali, culturali e storiche, opponendosi alla omologazione imperante implicita nel concetto di villaggio globale. Essa rappresenta unoccasione di reinterpretazione della storia urbana attraverso la ridefinizione e la rigerarchizzazione degli spazi e delle funzioni. Pavimentare le città storiche oggi costituisce anche loccasione e lo stimolo per reinserirle in un processo di aggiornamento che ne impedisca la sterile museificazione. Più che mai indicati per le superfici orizzontali della città (perché invecchiano gradatamente e si armonizzano con i luoghi storicizzati) i materiali litoidi estrinsecano maggiormente la loro peculiarità in contesti sofisticati o di alto livello simbolico. Grazie alle loro caratteristiche cromatiche essi per mettono di organizzare gli spazi a terra delle città senza stravolgerle, evidenziandone ed enfatizzandone la tessitura. Con i materiali lapidei è possibile progettare in accordo con la complessítà del luogo abitato che è complessità costruttiva, semantica, percettiva, è complessità globale derivante dalla sedimentazione delle differenze. Daltra parte, le pavimentazioni urbane, se progettate e realizzate in modo sobrio, permettono di differenziare i diversi luoghi, i diversi oggetti e le diverse realtà allinterno della città, lasciando anche al cittadino-fruitore la facoltà di reinterpretarne a propria volta limmagine. Un particolare utilizzo dei materiali litoidi è costituito dalle pavimentazioni in ciottoli; se in origine coincideva sostanzialmente con un casuale costipamento del terreno, nel tempo tale tecnica si è evoluta fino alla realizzazione di vere e proprie zone pianeggianti variamente sagomate e colorate. Soprattutto nelle città della Padania la fortuna del ciottolo è dovuta al fatto che questo componente era facilmente reperibile sul greto dei fiumi, in diverse pezzature. Lacciottolato garantiva il facile drenaggio delle acque piovane e delle acque reflue di vario tipo. Se usato nelle canaline di scolo in strade pendenti, esso permetteva lattenzione al la velocità e la regolarizzazione del deflusso alla acque. I materiali litoidi possono però essere adoperati in più forme, formati e finiture: blocchi, cubetti, ciottoli, cordoni, piastrelle, cocciame, lastre a spacco o a taglio-sega, smoleri, binderi; essi, diversamente dalle pavimentazioni in materiali artificiali, possono essere usati grezzi, a spacco, levigati, lucidi o semilucidi e permettono usi molto ampi e variegati. Essi possono essere usati anche in situazioni tridimensionali: ovvero il materiale può crescere, può creare delle rugosità o dei grossi dislivelli, può ricoprire delle parti curve o formare esso stesso del le parti curve che ne evidenziano lo spessore. Approfondendo il discorso, potremmo dire che i materiali litoidi si impongono alla nostra attenzione come essenzialmente scultorei in alternativa e contrapposizione ai materiali artificiali che, per la loro destinazione superficiale, si pongono come materiale eminentemente grafico. Per le sue caratteristiche di compattezza, durezza e resistenza, il porfido ha goduto di una particolare attenzione dai faraoni, che per primi lo fecero cavare dal deserto egiziano per farne obelischi o sarcofagi, agli imperatori romani che, soprattutto dal periodo dioclezianeo fino al V secolo d.C., lo riservarono allimperatore e alla sua famiglia. Particolare fortuna ha avuto poi in epoca medievale, quando elementi in porfido di costruzioni antiche vennero riutilizzati allinterno delle architetture del tempo (il gruppo dei Tetrarchi in piazza San Marco a Venezia) o nelle pavimentazioni cosmatesche, dove questi materiali particolarmente colora ti e allora introvabili vennero recuperati quali pietre preziose. La durezza che gli antichi apprezzavano perché garanzia di eternità rende il porfido tuttoggi adatto a essere utilizzato in più circostanze, col massimo dellefficienza e del risultato. Ecco allora che esso può essere utilizzato come rivestimento parietale di edifici moderni (è il caso delledificio di Gino Valle alla Défense), come materiale scultoreo da usare allesterno, oppure come pavimentazione interna per zone soggette a elevatissimo passaggio, oppure per pavimentazioni urbane. Fatte queste premesse di ordine generale, vorrei illustrare un lavoro realizzato qualche tempo fa e fa re una carrellata di immagini su alcuni interventi in diversi ambiti per evidenziare le caratteristiche dei materiali, la composizione, le loro possibilità di assemblaggio e la intrinseca vocazione espressiva. Lintervento proposto era nato dallesigenza di sistemare la pavimentazione di un antico borgo a seguito dei lavori per la pubblica fognatura e per tutte le reti dei servizi che ne avevano sventrato lapparato stradale. Il sito, Borghetto di Valeggio, si trova in provincia di Verona, ubicato a cavallo del Mincio. Ho cercato innanzitutto di recuperare gli elementi specifici del luogo o suscitati dal luogo stesso, in modo da valorizzarne le caratteristiche storico paesaggistiche. La pavimentazione del borgo mi ha fornito unoccasione per tentare una ricucitura del tessuto sia da un punto di vista urbanistico sia da un punto di vista storico. Ho perciò riproposto dei modelli configurativi evidenziati dal contesto: il ponte, lo spazio interno della piazza, lo spazio più privato della torre, il percorso centrale organizzatore, il percorso pedonale preferenziale, Iattacco piazza-edificio, la zona di soglia tra privato e pubblico (Ientrata ai singoli edifici), la proiezione a terra degli archi esistenti, la proiezione dellarco demolito in passato, la testa di ponte come punto di attacco per il traghetto che poi evolverà in struttura fissa (il ponte), la testa di ponte individuata come continuazione ed estensione della piazza. Ho cercato di valorizzare le singole preesistenze mediante luso del porfido in diverse sfumature, scelta che consente di evitare contrasti eccessivi di colore; inserendosi in modo soffice in un ambiente già fortemente connotato, tutto il progetto, infatti, può essere scoperto poco per volta dal fruitore, il quale, in un insieme matericamente unitario, individuerà elementi diversi propri delle singole parti: il ponte, con una tessitura dogata viola grigio, sarà continuazione di quello in legno; la torre, lastricata in grigio, evocherà la centralità del cortile chiuso; gli inserti nella piazza individueranno il percorso verso il traghetto; la bordatura di lastroni perpendicolari agli edifici connoterà lattacco edificio-strada; Iarco di chiusura delle murari troverà forma nella sua ombra immaginaria; la testa di ponte della riva opposta sarà caratterizzata da una forma ad albero che indirizza e rimanda nella direzione del percorso. La scelta del porfido è stata suggerita sia dalla sua durezza (la pavimentazione deve sopportare il peso e il passaggio anche di mezzi cingolati), sia dal la varietà di colori morbidi reperibili sul mercato, sia infine dalla possibilità di ottenere unestesa tipologia di pezzature di lastra segata a misura. Per la posa dei cubetti si è fatto ricorso a sabbia e cemento su un sottofondo di calcestruzzo armato con rete elettrosaldata; il fissaggio delle lastre è stato effettuato con malta cementizia sulla consueta soletta di sottofondo. Un altro intervento che vorrei citare riguarda la pavimentazione di Egna (Bolzano) dove i percorsi stradali e gli accessi alle abitazioni vengono individuati e indicati al fruitore, con molta discrezione, tramite luso di cubetti, ciottoli, binderi e piastrelle di piccolo formato. Il sito, in questo modo, viene valorizzato dalla pavimentazione che si adegua e si conforma a esso. La pavimentazione di Cisano, sul lago di Garda evidenzia invece in modo molto chiaro percorsi piazze attraverso il contrasto della pietra di Prun del rosso Verona col grigio dei cubetti di porfido. La pavimentazione realizzata a Lazise, sul lago di Garda, introduce una variante cromatica del percorso in cubetto di porfido: mentre ancora la strada viene indicata dal doppio andamento delle lastre in pietra di Prun, il percorso centrale in cubetti è arricchito da una giustapposizione di disegni a coda di pavone realizzati con una estesa varietà di porfidi. Un altro esempio è costituito dalla pavimentazione urbana di Silandro (Bolzano), dove lorganizzazione planimetrica dalla piazza è scandita dai gradini e dalla sequenza delle lastre di pietra bianca. La maglia a griglia quadrata è arricchita da cerchi evidenziati col cambio di colore dei cubetti. Nella piazza delle Torri di Kenzo Tange a Bologna, il porfido introduce una maglia-matrice che unifica e scandisce tutto lo spazio nel quale viene ricavato un teatrino ottagonale. Limmagine complessiva si basa su una sottile variazione di formati dello stesso materiale. Un altro utilizzo del porfido si riscontra a Milano nelle stazioni del passante ferroviario di Certosa e di Rogoredo: il piazzale esterno è realizzato in lastre di porfido viola sabbiato mentre allinterno la pavimentazione e i gradini sono in lastre dello stesso materiale lucido. I banconi di appoggio delle biglietterie sono in massello dello stesso porfido sagomato e lucidato.