Ci pare sinceramente incredibile che la parte più popolosa della nazione che è a nord del Po per il governo non sappia, e non potrà mai per diritto, prendersi cura del proprio patrimonio artistico. Eppure città come Venezia, Milano e Torino sono cresciute artisticamente grazie a maestri veneti, lombardi e piemontesi. Il duomo di Milano è stato costruito dagli scalpellini lombardi che oggi ancora dopo 7 secoli continuano a prendersene cura. Spesso le popolazioni del nord Italia sono accusate di nutrire razzismo verso chi abita sotto il Po, noi purtroppo dobbiamo notare che invece spesso chi abita sotto il Po non riesca a concepire che anche noi nord-italici abbiamo una sensibilità artistica, delle scuole di scultura e di restauro valide come le altre. La stessa storia dell'arte italiana minimizza costantemente il ruolo di architetti e scultori lombardi (e di tutto il nord Italia) per favorire altre regioni che si autoproclamano produttori di tutta la cultura artistica italiana anche quando evidentemente si deve ricorrere a manipolazioni e omissioni.
Ma cosa volete che capiscano di arte longobarda a Roma ?
Il romanico lombardo lo facciamo recuperare ai fiorentini ?
I maestri campionesi, gli antelami, i guidi, i viggiutesi, le altre scuole di scultura lombarda non possono essere cancellate dal nostro patrimonio culturale, fare restaurare queste opere a chi crede che nel nord italia vivessero e vivano dei grezzi e analfabeti discendenti dei barbari è pericolosissimo proprio per queste opere perchè per restaurarle devono essere capite e collocate anche simbologicamente in un percorso artistico proprio.
L'accademia statale di Brera, da cui nascono quasi tutti gli ornatisti e scultori del Duomo, da cui nasce il movimento culturale ottocentesco della scapigliatura, in cui si formano e poi insegnano scultori come i fratelli Marchesi di Viggiù non avrebbe le qualifiche per formare restauratori secondo il nostro governo, può formare gli scultori ma non chi quelle opere le mantiene. Certe decisioni non fanno che confermare l'idea di non essere ne compresi ne accettati nella nostra specificità storica culturale. Per noi è come fare una legge che in Egitto i restauri li possano fare solo chi studia in Grecia. Speriamo almeno che le scuole autorizzate a formare i restauratori non siano scelte per 'simpatia' o per favori clientelari ma che vengano valutate oggettivamente per il loro grado formativo. Il vero pericolo a questo punto è l'ignoranza storico culturale di chi dovrebbe prendersene cura.
Naturalmente pensiamo lo stesso dell'arte siciliana, sarda, pugliese e via dicendo, e che ognuna di esse merita una scuola regionale specifica di restauro perchè sono espressioni di popoli ancora vivi e culturalmente ricchi di valori specifici tramandati di persona che non si possono certo ridurre alle sole tradizioni culinarie.