La prima materia che luomo ha imparato a lavorare è proprio la pietra intesa come sinonimo di marmi, graniti e travertini. Oggi non rappresentano solo un materiale a disposizione della moderna architettura ma una vera e propria scelta filosofica che si riassume nella nostra necessità di usufruire di un prodotto veramente naturale dove ogni pezzo si può, a giusta ragione, ritenere un dono unico e dotato di caratteristiche tali da renderlo insostituibile nella ricerca di qualità estetiche, igieniche, termiche, eterne. Per molti anni si è ritenuto che il marmo fosse un materiale riservato alle classi più facoltose, in effetti con le moderne tecnologie levoluzione del tenore di vita mondiale si esprime anche nella scelta di materiali edili di maggiore prestigio ed in questo il prodotto naturale dimostra il livello più elevato di qualità, ma cé anche il rispetto delle tradizioni che ritornano in momenti di eccessi globali. Alessandro Ubertazzi, Architetto e titolare della cattedra di disegno industriale del Politecnico di Milano fa un'importante considerazione sulla parola "marmo", derivante da una parola turca che dal significato "riflesso". Marmo più che una definizione di materia diventa quindi un sostantivo per tutte le materie lucide e con questo cade l'osservazione mossa agli italiani che, con "marmo" nominano sbrigativamente tutte le pietre ornamentali mentre la terminologie estere danno risalto alla suddivisione geologica. Linvito di oggi è proprio quello di cercare tra travertini e marmi della storia, le pietre delle tradizioni, i lunghi racconti dei graniti e poi trovare chi sa trasformarli nel prodotto più bello che la natura ci dona. Marmi e i graniti possono anche essere un racconto esotico fatto con i colori di tutto mondo che gli abili artigiani della pietra delle Alpi sanno interpretare e proporre come pavimenti, rivestimenti, elementi di arredamento di bagni, cucine, nelle forme artistiche e del ricordo. Insomma, in tutto ciò che la storia ci ha insegnato cè labilità delluomo e quanto ha saputo dimostrare nei secoli con la pietra naturale. Per la maggior parte degli italiani marmo significa quindi tutto quanto si riferisce alla pietra ornamentale, un difetto linguistico che non ha certamente favorito i giusti criteri di suddivisione ed i vari impieghi della pietra. La pietra naturale non offre solo linfinita cromaticità dei suoi colori, ma tante, diverse, possibilità di impiego con notevoli risparmi per la massima resistenza alluso e lisolamento termico che si ottiene. Marmi e travertini assumono facilmente le forme, i graniti si distinguono per leternità e le diverse superfici; graniti e porfidi diventano facilmente cubitali, marmi e ardesia in lastre a spacco naturale. A volte rivelano la loro lunga storia con fossili e colorazioni, capitano anche bolle dacqua antiche di milioni danni, ma quello che più colpisce è labilità con cui luomo riesce a dar loro una forma, trattarne la superficie, renderli splendenti o evidenziarne i cristalli. Far conoscere a chi determina o decide le scelte questo percorso della trasformazione ed i criteri necessari è quanto si prefigge lAssociazione Marmisti della Regione Lombardia, lultima nata tra le associazioni lapidee territoriali ed anche lunica ad operare nel settore del prodotto finito per la forte componente che si collega al design. Uno dei primi messaggi lanciati dallAssociazione è per favore non chiamateli marmi o graniti se non sono naturali un chiaro invito a ben distinguere ciò che la stessa natura garantisce - pietra o legno che sia - dalle imitazioni che un marketing industriale piuttosto aggressivo cerca di volta in volta di inserire per far provare nuove vie alle alternative artificiali. La pietra naturale è ben altro con un racconto che non ha niente a che fare con la chimica, i forni e le vernici, ma che inizia da un uomo con un grande spirito di avventura che si reca in luoghi spesso inesplorati a volte di celebrata bellezza dalle Seychelles al Brasile, dal Sud Africa allAustralia per scoprire cosa fino ad allora la natura é riuscita a nascondere. In molti casi comunque la pietra non ha un inizio preciso, si collega alla storia della civiltà delluomo e del suo habitat che cresceva proprio dove era più facile lavorarla ed é proprio la pietra, rimasta la sola intatta nei secoli, a raccontarlo in molti luoghi del mondo. Potrebbe esserci un tesoro lì sotto si dice; tesoro, ovviamente, non inteso come oro, diamanti o petrolio, ma come piacere di scoprire quello che la natura gelosamente conserva. ll lavoro di ricerca di nuovi materiali è poco conosciuto, ma molto importante per i benefici che riesce ad offrire ai paesi più poveri che possono sfruttare una materia prima relativamente facile da lavorare. I pochi che lo fanno sono dotati, oltre alle qualità professionali, di una forte disponibilità al rischio sempre pronti ad affrontare avventure estreme e qualche incidente di percorso, pronta a farsi capire in tutti i modi, a convivere con popolazioni a volte al primo gradino della civiltà. Esploratori della pietra quindi con racconti bellissimi che non finiscono sui libri, ma in una materia ancora informe e sbiadita che riassumerà queste emozioni solo al termine del suo lungo viaggio di trasformazione. Dal blocco estratto, che spesso percorre una parte del mondo per arrivare ai luoghi di lavorazione, si ricava un certo numero di lastre in base allo spessore necessario. La lastra è la forma di partenza per la preparazione di pavimenti e rivestimenti, spessori maggiori sono destinati alle forme artistiche un campo dove allarte pura degli scalpellini si aggiunge lhigh-tech di robot che si auto-istruiscono ed eseguono tutte le forme in riproduzione automatica anche dellimpossibile, leggendo sulle carte di antichi progetti mai realizzati. Il grande esploit di questi ultimi anni è anche dovuto allarrivo in Italia di marmi e graniti di tutto il mondo per essere lavorati e poi ri-commercializzati di nuovo nel mondo. Prendiamo ad esempio il Blu King, una bellissima sienite blu rimasta nascosta milioni danni sotto uno dei pochi rilievi della savana è stata trovata da un intraprendente imprenditore ossolano seguendo le scarne indicazioni di una tribù al confine tra lo Zambia e lallora Zaire. Questo colore è un vero racconto della bellezza dellAfrica australe e del suo cielo con il quale si confonde alle ultime ore del giorno e dellaiuto che ha portato ai missionari e alla gente della zona. Una volta estratta e squadrata in blocchi percorre un lungo viaggio prima per una cinquantina di chilometri su una pista impervia da riscoprire ogni volta che piove, poi per altri seicento fino alla ferrovia transafricana che per altri tremila la porterà al porto di Zanzibar e poi in Italia, via nave, per essere segata e lucidata in lastre e lavorati pronti per essere utilizzati in pavimenti e rivestimenti.