La pietra naturale, storica protagonista della città italiana sotto la guida di antichi maestri e abili artigiani, ancora in tempi recenti è stata confusa come simbolo di ufficialità, retorica, monumentalismo, ricchezza e, a volte, anche quello del cattivo gusto e dallostentazione priva di contenuti. Marmi e graniti così rappresentanti sono scesi ad un ruolo minore, secondario nelle complessità del disegno del progetto, anche se in realtà è molto cresciuta nel suo sviluppo tecnologico e nella ricerca scientifica garantendo qualità, costi, praticità di messa in opera e funzionalità che hanno dato origine a tendenze estremamente moderne per il materiale più antico. Pietra naturale sta a significare un valore estetico-culturale che indica già il successo con innumerevoli esempi molto evidenti nelle grandi città americane ed estremo orientali dove, in un susseguirsi di episodi salienti, si é diffusa una più pregevole e raffinata nuova cultura architettonica. E questa preferenza di molti architetti e progettisti di tutto il mondo manifestano, che oggi guida lo sviluppo incessante delle industrie del marmo veronesi dinamiche ed attive anche nel ruolo guida della tecnologia di lavorazione e nelle innovazioni del prodotto in usi appropriati a tutte le tendenze e alle disponibilità finanziarie. Infatti oggi gli affinati sistemi di lavorazione e di ancoraggio permettono, e permetteranno ancor più in futuro, la realizzazione di rivestimenti di qualsiasi edificio, risolvendo allo stesso tempo antichi problemi produttivi tecnici e di cantiere. La diversa lavorazione delle superfici in varie graduazioni dal ruvido al lucido offrono raffinati risultati cromatici anche in un solo tono di colore o in unione con altri materiali anche non lapidei come il legno, laltro materiale della storia delluomo, e con il vetro, lultima tendenza della modernità che ha gli stessi riflessi della pietra naturale con il quale si divide solo tra trasparenza e opacità. Ma la pietra naturale a differenza degli altri materiali non è solo il trattamento di una superfice, ma anche una forma che si può plasmare per mano dellarte degli scalpellini, o in forma anche ripetitiva, per lazione dellultimo risultato della ricerca dellimpiego della tecnologia diamantata o del finissimo getto dacqua ad altissima pressione. Come per la meccanica generale, anche lindustria lapidea si avvale di moderne attrezzature a controllo numerico operanti su più assi con risultati difficilmente eguagliabili con altri materiali. Lultima frontiera della ricerca tecnologica è, al tempo stesso, lo stimolo per i progettisti alla ricerca di nuove forme di applicazione in un susseguirsi di risultati che confermano un utilizzo pressoché infinito dei marmi e dei graniti dalluso strutturale rimasto a testimonianza della monumentalità, a quello superficiale della moderna edilizia, alle forme artistiche e di arredamento che occupano un sempre maggiore interesse. La tecnologia dello spessore sottile, oramai arrivata ad offrire esteticamente anche limpensabile trasparenza della pietra, ne consente limpiego anche negli interni, rafforzando una volta di più la incomparabile versatilità che, pur essendo il più antico materiale del mondo, continua a proporsi superando le mode mantenendo costante il principio di pietra come elemento perpetuo di distinzione per lintero progetto. Però questo rimane quasi sempre confinato in mostre e convegni troppo specifici per assicurare ed incrementare, allo stesso tempo, la produzione. E per questo a molti la pietra appare come un materiale affascinate, ma abbastanza sconosciuto anche perché da anni non si insegnano più le tecniche dimpiego dei materiali e lindustria lapidea italiana non è mai prodiga di notizie come, ad esempio, sanno ben fare nel settore ceramico proponendo proprio le innumerevoli imitazioni. Fortunatamente architetti e costruttori non sono più arroccati in quelle posizioni polemiche e di rifiuto assunte da alcuni Maestri degli anni 30 che ritenevano, la pietra naturale, un materiale obsoleto o un ostacolo alla libera espressione del proprio linguaggio. Un vigoroso intervento in favore del marmo lo firmarono una decina danni fa lo scultore Giacomo Manzù, il presidente del Consiglio Nazionale delle arti Antonio Maria Guarneri, larchitetto Paolo Portoghesi, insieme a Augusta Monserini, direttrice della Galleria Nazionale darte moderna di Roma, allarchitetto Marcello DOlivo ed al preside della facoltà di Architettura di Venezia Luciano Semerani, nella persuasione che molti architetti di allora esercitavano la professione escludendo limpiego di marmi, di pietre, di graniti e di porfidi nelle loro progettazioni soprattutto per mancanza di informazioni. Contro questo avevano costituito un apposito comitato allo scopo di introdurre la cultura dei marmi nelle facoltà di architettura, nelle accademie e nelle scuole per geometri, ma senza successi visto che tuttora questa materia non fa parte degli studi. Nel presentare la campagna di sensibilizzazione era anche stato detto che se gli architetti e gli scultori del passato, sbancando monti di marmi hanno lasciato in eredità, città definite universalmente le più belle del mondo, cioè uneredità che ha incantato e, fatto sognare tutta lumanità, ciò era dovuto al fatto essenziale che gli architetti del passato erano architetti dotati di grande sensibilità cioè erano architetti del pensiero e non delle belle pensate. In questo richiamo si trovano tutte le risposte necessarie; sta di fatto che la storia dimostra che nessun processo può considerarsi irreversibile. Ma è necessario intervenire, in questo caso favorendo lo sviluppo delle innovazioni tecnologiche nelle lavorazioni, nelle sperimentazione di diversi modelli di supporto, nella ricerca coordinata università-industria. La soluzione non sembra difficile, ma non è successo più niente ed i problemi della produzione sono rimasti e sono tuttora separati da quelli che riguardano larchitettura in quanto espressione. Progettisti e costruttori non possono comunque rimanere indifferenti agli stimoli e alla disponibilità che provengono dal settore che ora propone un materiale non più rigido, ma plasmabile, ad ogni immaginazione del progettista. E anche unespressione contro la standardizzazione, elemento negativo della civiltà dei consumi condizionati dal meccanismo inflessibile costi-produzione tecnologia sul quale si basa proprio la concorrenza più agguerrita del marmo e del granito. Molti tra i contemporanei, appaiono in vario modo sostenitori e partecipi di una cultura ben diversa che riafferma il vero valore e la funzione di continuità del marmo attraverso la storia, quale metodo per garantire continuità. Ogni tema è stato analizzato come occasione isolata più che una tendenza per garantire una vera ricerca della perfezione qualitativa. Fra questi progettisti emerge Carlo Scarpa, architetto veneziano di fama internazionale molto attivo a Verona nella guida di una progettazione che prende forma con il dominio della luce sul materiale. Una incomparabile capacità nel conoscere le proprietà dei materiali, nella finezza delle lavorazioni senza nessuna casualità con chi costruisce i suoi progetti lavorando il marmo con le più avanzate tecnologie. Lesempio è naturalmente la sede della Banca Popolare di Verona che occupa nel contesto urbano veronese un ruolo primario di perfetta fusione tra la millenaria storia della pietra che ha fatto la città ed il moderno disegno che scaturisce da questa tradizione.