a cura dellarchitetto Vincenzo Russi
Prove su Floirac House ed il Bauhaus
Con lavvento di nuove tecnologie a base informatica, il percorso progettuale in campo restaurativo, dovrebbe compiere al pari un mutamento di impostazione. Tecnologie innovative, non necessariamente prodotte per il proprio campo dapplicazione permettono difatti, non solo laccesso facilitato al magma informativo, ma promettono, ottenendo come si evincerà di seguito, un approccio facilitato dapprendimento e conoscenza in materia di architettura monumentale, restauro e soprattutto pre-visione delle qualità critiche di progetto di restauro. La restituzione grafica di un qualsiasi oggetto architettonico, ha seguito sino ad oggi la logica fondata sulla base dei rilievi metrici, in scala più o meno soddisfacente per i caratteri di particolarità, quale ovvia base procedurale per la relativa trasposizione in forma cartacea delloggetto stesso. Alla rappresentazione delloggetto, al fine di ottenere quantomeno un arricchimento informativo, si è ricorsi ad elementi simbolici, significanti (specificati attraverso un apparato di equivalenza) i vari elementi di rilievo-intervento (fratture, crolli, piante ruderali, etc.), restituiti con tecniche ottocentesche (il puntinato), ottenendo così con laddensamento più o meno virtuoso degli elementi unitari, gradazioni di grigi tali da rendere quanto più reale il carattere dellarchitettura stessa. In realtà essendo nota lesigenza di una iconografia oggettiva, persino i tentativi più abili di rappresentazione, solo apparentemente hanno prodotto un sostanziale adeguamento della grafica alloggetto, dacché quando la graficizzazione con tecniche tradizionali sia intrapresa (puntinato, acquerellato, simbologie, etc.), queste normalmente dirottino verso una soggettività a carattere pittorico. Allo strumento o tecniche di rappresentazione ciò che si richiede è dunque una reale capacità di assunzione in sé delloggetto al quale si rivolge il progetto di restauro, come tecnica conoscitiva, di analisi, non di interpretazione soggettiva del reale. Un approccio conoscitivo dellintima struttura delloggetto in questione quindi, attraverso un sistema di rilievo-restituzione che sappia distinguere, fra laltro, lindirizzo del prodotto grafico; insito in ciò il riferimento agli elaborati grafici a stretto uso di chi si occupa di architettura da quelli destinati a chi si occupa di storia o critica dellarchitettura. Difatti, sia luno che laltro professionista si affidano ad un unico materiale di studio: restituzioni metriche che mettono in rilievo le sole caratteristiche principali da cui le sole regole di rapporti fra pieni e vuoti, interno ed esterno è possibile leggere, visto che la conseguente rappresentazione risulta una scarsa e riduttiva simulazione della realtà condotta sul fil di ferro. Daltronde risulta questa una pratica ormai consolidata a tutti i livelli istituzionali, dagli ambiti tecnici dei vari Ministeri, alla didattica di corsi universitari, dagli studi tecnici di architettura (cosa avrà mai di tecnico il laboratorio di un architetto), ai corsi di specializzazione di restauro. In ciò ci si contrappone come chiaramente si evince, alla maggioranza di quelle basse e distruttive occasioni di restauro, di conservazione, etc. realizzate da idioti tecnici comunali, da tronfi ingegneri, da quei geometri di paese che amano farsi chiamare architetti restauratori, da quei competenti dei Ministeri di qualsiasi bene si tratti, che in realtà non fanno altro che attuare le loro opere darte sulla base della graficizzazione del progetto da loro eseguita, e sappiamo benissimo su quale base culturale si fondi la loro capacità: in genere listituto delle raccomandazioni e delle bustarelle. Forti sembreranno queste affermazioni, ma daltronde basta girarsi intorno per osservarne gli effetti già prodotti. Rappresentare in modo che risulti chiaro e senza ombra di dubbio il carattere proprio delloggetto, restituire graficamente in modo oggettivo sia larchitettura analizzata che lintervento su di esso da realizzarsi, sarebbe auspicabile che la stessa restituzione ci dia la possibilità di perfezionarne lintervento prima della sua attuazione, prevedendone gli effetti, le possibili soluzioni, provarne prima gli esiti sulla restituzione delloggetto stesso. Queste le richieste rivolte ad un nuovo sistema di rappresentazione che sia nel contempo di studio, di analisi, di progettazione, di certezza critica. Gli strumenti a nostra disposizione di cui sopra, o almeno quelli largamente usati ed insegnati, sono caratterizzati da una unilaterale e riduttiva visione delloggetto (riferendomi a questo termine ad architetture, monumenti, siti archeologici, etc.) in senso statico, osservabile semplicemente dispiegandone le sue superfici su di un unico piano (logica cubista ancora oggi diffusa). Come possiamo minimamente pensare di intervenire (rilievo, restituzione critica, restauro) su un oggetto costituito da 4 dimensioni, riducendolo e su di esso intervenendo partendo dalla bidimensione? Specifico che le quattro dimensioni non sono riferite alla logica di assunzione dellarchitettura zeviana, ma è da intendere come attraversamento delloggetto oltre il tempo necessario per la sua fruizione, quindi in senso temporale. Il dinamismo è cambiamento nel tempo e senza cambiamento non cè tempo, in particolare ciò che il tempo oggi ci consiglia è di rivedere, nel campo a noi precipuo, il sistema statico di analisi-progettazione (di-segno restitutivo) , sostituendolo con un sistema dinamico. Linformazione, intesa come sistema di modellizzazione secondario per dirla con De Saussure, non resterà ancora per molto invisibile, come le nostre esperienze dimostrano ampiamente, convogliata in cablaggi o allinterno di schermi; alla leggerezza dei byte si sostituirà la pesantezza della fisicità, della materialità prodotta da impalpabili impulsi elettrici. Otterremo cosìambienti ibridi costituiti da un mix di fisico e informativo, penso non a caso alle fantastiche visioni in 451 Farenheit di Ray Bradbury. Con il termine di Architettura Dinamica indico quel processo progettuale che risulta, a mio avviso, condizione attuale ed unico sostitutivo del vecchio processo statico; non è estranea difatti la realtà delle cose, in cui si nota con grande rilievo dei risultati, luso dellinformatica allinterno del processo progettuale riferito però al campo della cinematografia, riferendomi ai vari Bugs Life, Giurassic Park, Il Gladiatore, e via di seguito. Ma con grande fascino però si scopre che questi programmi realizzati per le industrie di animazione, possono essere adattati con sorprendenti risultati ad altri campi, come ad esempio in architettura, inviluppando i classici sistemi CAAD in quelli CAM. Continuità digitale, questo il processo analitico-progettuale da impiegare in luogo delliconico-geometrico ancora in uso, un processo che racchiude in se la quarta dimensione quale metodo di rappresentazione e ci guida sino alla produzione finale, passando attraverso la discussione critica del prodotto versata sulla visualizzazione virtuale dei prototipi, racchiudendo in se aspetti di rappresentazione destinati ora allo storico dellarchitettura, ora al progettista restauratore, etc. Il software di simulazione impiegato, che traduce il processo in oggetto virtuale esclude così il desiderio di forma, larbitrarietà di intervento, la virtuosa interpretazione, ed il progetto non diviene per questo caustica informazione, ma oggettiva ostentazione della logica e dello scientificità, in cui più che comodità di visualizzazione, la virtualizzazione animata diviene, come si intuisce, strumento di concezione e conoscenza. La mutazione dovuta alle nuove tecnologie si spinge sino a provocare un vero e proprio punto di rottura fra vecchio e nuovo dambito. Una frattura che si ripercuote ovviamente sulla società e sul bustarellaro sistema politico. Nessuna negoziazione è da porre in atto, nessuno scambio con la nota magra eredità progettuale, ma una accettazione del nuovo certi di sostanziali sviluppi a fronte solo di una relegazione del vecchio alla storia. Perché dunque il professionista, lo storico, lutente non specializzato dovrebbero rivolgersi alle nuove tecnologie? Procederò senza ordine di temi, ma non per questo superficialmente. Le nuove tecnologie mettono a disposizione una notevole capacità informativa e didattica innanzitutto, ma fin qui nulla di nuovo, dacché anche un buon libro (oggi rarissimi) assolve alla medesima funzione, ma ciò che risulta straordinario è che permette un lavoro di analisi incrociata su una infinità di documenti ad oggi impensabile con il vecchio sistema apri-sfoglia-leggi, si pensi alla consultazione dati (disegni originali, pergamene, testi, etc.). Inoltre offrono una elevata leggibilità quasi assoluta degli spazi, dei volumi, dei colori, degli affreschi, modanature e quantaltro possa costituire un oggetto architettonico sia nella realtà attuale (restituzione, analisi spaziale) che quella storica (ricostruzioni, progetti non realizzati), permettono di visitare luoghi inaccessibili, di consultare opere da noi distanti, una facilità di catalogazione e di conseguenza la approfondita conoscenza e diffusione delloggetto. Gli strumenti che permettono queste ed altre operazioni possono essere divisi in gruppi: tecnologie che permettono il rilievo come gli scanner laser, software di raddrizzamento, di catalogazione ed archiviazione (filmati, disegni, foto, modelli 3D, etc.), consultazione (web based system, 3D databases). Tecnologie che permettono restituzioni ed analisi spaziali 2D e 3D, attraverso tecnologie come VRML, Open GL, Quick Time, software danimazione, etc. oramai uscite dalla stretta cerchia applicativa dei videogiochi, della cinematografia. La grafica restitutiva tridimensionale è uno strumento di eccezionale portata visuale, di restituzione di rilievi, simulazione, percezione spaziale. Ricordo lesperienza fatta con i miei collaboratori, gli ottimi Milo Marrancone ed Emilio Di Donato, quando ricostruimmo il sito storico di Faraone (Teramo), ci spingemmo con ostinata perversione sino a cercare di comprenderne il contesto urbano, linserimento delloggetto allinterno di una situazione originaria, il rapporto fra disegno e oggetto, il tutto reso perfettamente comprensibile con la visualizzazione in real time. Unesperienza di straordinaria portata analitico-conoscitiva che ci indusse a determinarne persino cause ed effetti di probabili danneggiamenti ad apparati murari, coperture, strutture orizzontali, ecc. di modo da prevenirne eventuali malaccorti restauri. Termine ultimo fu la ricostruzione secondo il comera, una sorta di ricucitura temporale delloggi allo ieri in termini di fattibilità tecnica e di studio, approdando poi alla soluzione dellausilio di tecniche pre-moderne. A questa prima parte del testo alleghiamo dunque le operazioni di ricostruzione di due grandi architetture che ci hanno suggerito il programma di lavoro: Floirac House di R. Koolhass realizzato da Emilio Di Donato e la sede del Bauhaus di W. Gropius realizzato da Milo Marrancone. Resta beninteso che questa sorta di visite virtuali non suggeriscono una sostituzione di una visita del reale, in cui si intuisce lintelligenza e fatica mossa nella composizione di pietre e mattoni, ma senzaltro arricchiscono la nostra capacità dosservazione, di studio, e nel caso si tratti di ricostruzioni o simulazioni di restauri (stilistici, romantici, etc. questo lo lasciamo decidere ai teorici del restauro), ci aiutano a capire quali fossero le possibili soluzioni pensate dagli autori. Una stretta complementarietà deriva anche sul piano della formazione. Difatti non vedremmo più presentarci al comune di Roccacannuccia, un progetto di restauro della chiesetta duecentesca rappresentata dalle quattro linee del prospetto, ma una più complessa e verosimilmente reale situazione dintervento. Non solo. Anche la formazione universitaria in Italia dovrebbe acquisire in tempi auspicabilmente brevi (sic!) un grado di aggiornamento, per lo stato in cui versa, incredibilmente alto per equipararsi in termini di efficacia ed efficienza alle nuove richieste in campo lavorativo, professionale, dato che in Italia ci sarebbe molto e meglio da fare. Concludendo, ho voluto qui responsabilizzare, nellambito di questa presentazione di uno studio specializzato, il trArc + (http://web.tiscali.it/trarc), che si occupa di restituzioni grafiche reali in campo del Restauro, ed ipotesi di Restauro (con collaborazioni in ambito europeo), allinterno di questo seminario sul Restauro e conservazione dei Monumenti: materiali lapidei e pietre ornamentali in via generale, sulle necessità formative, di studio, di rappresentazione dellarchitettura, del progetto di restauro, della restituzione, il pubblico e le dormienti autorità competenti in merito a nuove prospettive tecnologiche dimostrate purtroppo in altri campi, risultando tutto sommato un aggiornamento vantaggioso per molti aspetti, di ampia e penso chiara rivalutazione sia delle capacità dei nostri restauratori, delle nostre università agli occhi di un più vasto pubblico di addetti ai lavori e non, ma soprattutto nei confronti di una storia ancora in atto che cerca a fatica, fra le strettoie della burocrazia e della bieca istituzione della raccomandazione, una giusta collocazione temporale espressa dalle sue pietre, ombre, colori e genti. Vincenzo Russi: architetto e critico. Fonda nel 1999 e dirige gli studi ZA 250 ArchiTech <a href="mailto:Workgr@up"><u>Workgr@up</u></a> ed il trArc +, entrambi visibili sul sito <a href="http://www.web.tiscali.it/trarc" target="_blank"><u>www.web.tiscali.it/trarc+</u></a>. Pubblicista su numerose riviste di architettura specilizzate nel settore del restauro e delluso dei litici in architettura come Arkos, Business Stone ed altre, mentre nel 99 esordisce col testo Amori e Città. I progetti con cui vince concorsi di architettura a Verona, Padova, New York, ecc. vengono pubblicati su quotidiano e cataloghi di architettura. Si occupa principalmente di Informatica per il Restauro dei Monumenti espressa attraverso lavori eseguiti ed in corso, soprattutto con istituzioni europee.