Nell'ambito delle reciproche attività è stata una sinergia per diffondere la cultura e la conoscenza dell'arte scultorea e marmifera in generale. La visita è stata preceduta da una conferenza dello scultore Nicola Gagliardi collaboratore della Veneranda Fabbrica del Duomo e dal signor Levi Tunisi di Canegrate, progettista delle tecnologie che sono servite al rinforzo delle colonne del tiburio. Il gruppo era accompagnato dal Presidente Alfredo Arnaboldi e dal segretario associativo Emilia Gallini.
In particolare il signor Tunisi ha fatto presente che l'ingegnere Da Passano ha trovato all'interno delle colonne del tiburio non calcinacci e pezzi informi come per le altre 50 ma solidi blocchi di un granito scuro sapientemente appoggiati l'uno sull'altro, imprecisato siccome non sono state fatte analisi petrologiche, Si potrebbe presumere siano gli stessi del basamento dell'abside.
Il duomo di Milano come sappiamo ha problemi strutturali dovuti alla metropolitana e all'abbassamento della falda che stressano una struttura già al limite delle capacità progettuali tanto che si attese un paio di secoli per ultimare il tiburio anche grazie ai lavori di Leonardo da Vinci. Il problema sostanziale è che ogni colonna deve sostenere 10,000 tonnellate di compressione su un terreno paludoso. Una precedente struttura soggiacente al duomo si chiamava san Giovanni ad Fontem e la falda in tempi storica si stima essere stata sui 3 metri di profondità.
Sono stati analizzati i diversi coefficienti di attrito differenziali nei diversi punti del pavimento duomo, che essendo stati costruiti con secoli di diferrenza sono un ottimo esperimento per valutare il grado di resistenza al calpestio, infatti dietro al tiburio dove il rivestimento progettato dal Pellegrini è più antico si vede chiaramente il candoglia più scavato del nero di moltrasio o del rosso di Arzo (sostituito dal Verona nelle parti più recenti).
E' stata pasta particolare attenzione alla capacità dello smog anche all'interno delle navate di attaccare dopo qualche secolo il carbonato di calcio del candoglia che deve essere costantemente, ogni secolo almeno, ripulito.
Gli altari barocchi ai lati delle navate sono invece come tradizione una collezione di marmi policromi seicenteschi oltre alla comparsa del Carrara.
Infine una visita alla sottostante fonte battesimale con blocchi bianchi in marmo di Musso, lo stesso delle Colonne di San lorenzo, mentre il pavimento di Santa Tecla, un fine intarsio, era formato dai tipici marmi imperiali, come il Lithos Romaion la pietra degli imperatori, il porfido rosso antico del monte porfyrion portato direttamente dall' egitto (rosso e verde), o anche il giallo antico della Tunisia. I tipici marmi dell'impero romano.
L'associazione Marmisti della Regione Lombardia, nata nel 1996, a Rho data la vicinanza del polo fieristico di Fiera Milano, raggruppa tutta la filiera della lavorazione del marmo, dalla cava alla posa, e promuove l'uso e la conoscenza delle pietre naturali in architettura, arredamento e arte, organizza simposi, convegni per progettisti e utilizzatori ed è un punto di riferimento per ogni informazione sul "marmo" col sito www.assomarmistilombardia.it