Il libro è interamente illustrato, con immagini a colori ad alta definizione, che consentono di apprezzare le caratteristiche cromatiche della pietra di Saltrio dovute alla sua particolare composizione, che la rendono unica (ossidazioni ferrose, tracce fossili, venature saline, etc.).
A questo proposito segnaliamo una piccola curiosità. Nel corso della lavorazione IV stazione, era emersa una venatura con sfumature rossastre simili ad un tramonto, anziché rifare la scultura e utilizzare una nuova lastra si è deciso di tenerla così, poiché rimasta dietro alle figure, questa "anomalia" aveva creato uno sfondo "infuocato" che conferiva a quella scultura un fascino unico. (si veda foto qua sotto)
Prefazione
E' inevitabile che l'affrontare un tema come la passione, la morte e la resurrezione di Gesù Cristo porti a un momento di riflessione personale, sul senso della vita, e, per un credente, della propria fede.
Ma la realizzazione di una Via Crucis rappresenta anche un grande sforzo intellettuale e un impegnativo esercizio professionale per uno scultore.
Si tratta, infatti, di concepire una narrazione frazionabile in quindici momenti, (come nella versione post-conciliare), e dar corpo dunque a quindici opere che diano il senso della consequenzialità degli avvenimenti evidenziando nel breve divenire, gli istanti più critici o drammatici dell'evento.
Queste motivazioni, riflettendo sulla realizzazione di ciascuna tavola, mi hanno convinto sull'opportunità di cambiare continuamente lo schema compositivo, con il fine di alimentare nell'osservatore la curiosità di scoprire la scena successiva, invitandolo a rendersi partecipe dell'evento indagandone i simboli e i loro contenuti.
Nella ricerca dei simboli, sempre funzionali al racconto, molto spesso ho fatto riferimento alle testimonianze archeologiche legate al mondo dell'antica Roma, inserendo nelle diverse scene gli elementi che ritenevo più significativi dell'influenza di quella cultura nei luoghi dove si svolse la passione di Cristo.
Per descrivere il dolore del Salvatore nel cammino che lo conduce al Calvario, mi sono affidato alle possibilità espressive del corpo umano, attento alle leggi che ne regolano la meccanica dei movimenti, cercando di rappresentarne le diverse reazioni allo sforzo, alla violenza, al dolore, fino al definitivo irrigidimento nella morte. Ho pensato che questo fosse il modo migliore per trasmettere il messaggio di Colui, che pur nella sua essenza divina e quindi capace di sconfiggere ogni male, accetta su di sé il dolore per la salvezza dell'umanità.
Le immagini raccolte in questo libro mostrano una parte del lavoro durato oltre tre anni e sono accompagnate da riflessioni di don Maurizio Corbetta che, cogliendo i segni dell'arte, fa emergere la forte spiritualità dell'opera.
Don Maurizio Corbetta, parroco della Chiesa dei SS. Pietro e Paolo di Rovello Porro e committente dell'opera, ha seguito appassionatamente e con costruttivo spirito critico tutte le fasi di avanzamento del mio progetto, accogliendo la massima libertà espressiva della narrazione evangelica.
Devo un doveroso ringraziamento a tutti coloro che a vario titolo hanno fatto sì che questa impresa si potesse compiere. In particolare vorrei menzionare Virginio Gussoni e il figlio Gianni, già collaboratori del mio maestro Floriano Bodini, che mi hanno aiutato con professionalità e dedizione.
Se lo scopo di un libro è la comunicazione, comunicare è anche l'intento, il fine ultimo, dell'opera d'arte, affinché possa essere definita viva e quindi il suo messaggio abbia la forza di durare nel tempo. In questa breve introduzione, mi sono limitato a suggerire alcuni elementi che mi hanno guidato nel concepire questo ciclo scultoreo, ognuno sappia cogliere in esso una sua verità .
Vorrei in ultimo ricordare la particolare relazione tra questo lavoro e la musica del maestro Ennio Morricone, che mi ha accompagnato nella sua esecuzione, divenendo una componente complementare al processo creativo, quasi esistesse una forma estetica comune ai due differenti linguaggi.
Le sue composizioni di bellezza e armonia senza tempo, sono espressione del sensibile più che rappresentazione del reale, concetto estendibile a tutte le arti, senza escludere quelle che si definiscono figurative, quando praticate con sincerità e autorevolezza.