Considerazioni di questo tipo occupavano la mia mente mentre tornavo nello studio di Nicola Gagliardi, intento a selezionare le opere perquesta esposizione di sculture e rilievi policromi. Era evidente che l'artista aveva in mente un suo progetto e mi sembrava anche che, spostandole ed allineandole, egli trattasse queste sue opere con tenerezza, come piccoli figli: forse perchè alcune di esse costiruivano un nuovo ciclo oppure perchè un certosoggetto, già realizzato in precedenza, aveva ora acquistato un'anima più riccaper la diversa tecnica impiegata, ancora perchè un certo colore rendeva più vibrante la materia. Prima di addentrarci più oltre è opportuno fare un passo indietro ed avere ben chiaro che Ia scultura è un'arte (e quindi una tecnica) particolarmente impegnativa è complessa, che richiede un duro tirocinio. Riflettendo sulla formazione artistica e professionale di Gagliardi, vediamo che dopo I'Accademia, il suo lavoro pressochè quotidiano consiste nella replica di sculture di maestri del passato (dal 1500 al più avanzato Ottocento), predisposte in grande prevalenza per il Duomo di Milano. Questo contatto diretto e di responsabilità gli ha permesso di conoscere ogni aspetto della materiatrattata e di scoprire i "segreti" connessi e gli accorgimenti adottati dai singoli autori. Per avere un quadro d'insieme occorre infine considerare la scultura sul piano storico. E' noto che sin dalla tradizione greco-romana Ie opere sono realizzate in vari marmi - alcuni molto preziosi - e solo in pochi periodi vengono ricoperte di colori: Iestatue ed i gruppi staruari risultano tridimensionali e per questo dette a tuttotondo, proprio perchè possono essere osservate od anche "intuite" nello spazio a 360°. Per quanto riguarda I'attività del nosrto artista, notiamo che Ie sopra dette sculture in marmo di Candoglia sono di solito di grandezza superiore a quella naturale, alcune quasi il doppio della figura umana. Nelle committenze di lavoro, Nicola Gagliardi ha avuto anche occasioni di trattare la tipologia del rilievo che, sia come altorilievo che come bassorilievo, in quanto monodimensionale, è caratterizzato da una volumetricità minimale e per questo giocata su tagli di luce: si tenga conto inoltre che esso non richiedeva il colore tranne poche eccezioni, come per esempio negli straordinari tondi dei Della Robbia. Le molteplici esperienze professionali hanno permesso a Gagliardi di acquisire conoscenze tecniche di prim'ordine ed al tempo stesso - per stimolo a per contrasto - di trovare una sua ben riconoscibile cifra stilistica, cioè uno stile personale di grande qualità. L'esposizione si presenta con un titolo signiflcativo, che è anche una chiave di lettura: "La realtà e oltre".
Gli stessi titoli delle singole opere concorrono a far pensare, suggeriscono di guardare quello che si presenta davanti ai nostri occhi ma anche al di là proprio per <br>non escludere l'illusorietà del reale, anche perchè laverità non si presenta tutta intera, occorre sempre ricostruirla attraverso i piccoli indizi, cioè dai particolari. Nei bassorilievi dedicati a paesaggi collinari, un semplice albero avverte che Ie colline proseguono, sta ad indicare che occorre saper immaginare che esiste anche una realtà virtuale che non possiamo controllare. Non si dimentichi nella realtà reale che esiste una faccianascosta della luna, forse più poetica e certo non contaminata come quella che vediamo. Gagliardi nella mostra fa un omaggio a due suoi grandi maestri rinascimentali, quindi presenta un possente cavallo che si inalbera (si può ricordare che esso nella simbologia e nella psicanalisi rimanda al Potere); poi sembra liberarsi dei grandi modelli del suolavoro quotidiano per proporre tutta una serie di piccole sculture, nellamaggior parte ceramiche realizzate con tecniche diverse. Si vive una grande gioia di forme e di colori; i titoli con ironia e senso del gioco ripropongono l'importanza di un pensiero concreto piuttosto che la vita vissuta in superficie dalle Belle senz'anima e da certi Pensatori a tavolino. Per concludere si può affermare che non solo l'artista maanche Ie opere esprimono pensieri, sollecitano l'immaginario e soprattutto I'intuizione. Senza dubbio, ci aiutano a riconoscere I'effimero ed a guardare il concreto, lasciando spazio alle emozioni profonde della mente e del cuore.
NOTE BIOGRAFICHE E PROFESSIONALI <br>Nicola Gagliardi è nato nell'aprile 1944 a San Vittore Olona, in terra milanese. Da nonno scultore e da padre artigiano del marmo ha appreso gli elementi di base della scultura ed ha iniziato a conoscere le varie tecniche artistiche ed i loro segreti. Per accompagnare l'esperienza allo studio si iscrive all'Accademia di Brera e nel 1967 si diploma con il valente medaglista Ettore Calvelli. Inizia autonomamente una sua attività professionale orientata su due fronti: Ia creazione di sue opere - busti, monumenti celebrativi, rilievi policromi - ed inparallelo si indirizza alla replica ed al restauro di sculture storiche o comunque realizzate da autori del passato. Facendo riferimento a questo secondo filone, ebbe la buona ventura di essere chiamato sin dal 1984 alIa Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano e con essa coutinua ancor oggi la sua collaborazione: sono olrre 90 le opere d' arte sacra che documentano iI suo impegno professionale ed insieme le sue notevoli capacità espressive e tecniche. Tra le sue più importanti repliche per ll Duomo si ricorda l'intensa Sant'Orsola, dall' originale di Giuseppe Grandi del 1869, in marmo di Candoglia; quindi l'elegante statua di Sant'Ignnzio da Loyola, realizzata da Pompeo Marchesi nel 1855 e del medesimo anno il San Renato martire, dal modello diAbbondio Sangiorgio del 1810. Su commissione del Minisrero dei Beni Culrurali esegue Ie repliche marmoree delle statue di Re David di Luigi Acquisti del 1809 e di San Luca Evangelista di Grazioso Rusca del1810.
Per rilevanza filologica e storica, un cenno infine va fatto al restauro eseguito per la statua del profeta Isacco, preziosa opera di Agostino Busti detto Bambaja, datata1563. Ancora, tra i committenti pubblici si rileva che la Banca Cariplo nel 1990 incarica Gagliardi del resrauro di offerta, una pregevole scultura di Vincenzo Vela in marmo statuario di Carrara del 1871, ora collocata al Palazzo Romagnosi di Milano. AIcuni anni dopo, il Museo Poldi Pezzoli gli affidava l'incarico conservativo all'altorilievo intirolato alIa Vergine Annunciatadi Alceo Dossena. Il capitolo degli interventi per opere pubbliche comprende infine il prestigioso incarico per il completo ripristinodel Monumento al Guerriero, bronzo del 1899 (alt. 6,19 m.)creato da Enrico Butti come simbolo storico <br>della Città di Legnano. Passando ora alle opere ideate e realizzate dall'artista Gagliardi, merita un cenno almeno il monumento-fontana in travertino del 1967 intitolato Ai Marinai d'Italia per l'omonima piazza di Castellanza; il grande busto in bronzo per Don Ambrogio Gianotti, collocato nel 1971 nella chiesa dl San Edoardo a Busto Arsizio; per la Famiglia Legnanese, nel 1991 realizza il bronzo Cavalli al galoppo.
Ancora da segnalare le porte in bronzo predisposte per la chiesaparrocchiale di San Vittore Olona e dedicate a Le beatitudini (4,34 x 1,88m) che hanno avuto il privilegio di essere inaugurate dal mai dimenticato card. Carlo Maria Martini nel 1997; così le armoniose statue di marmo rosa del Portogallo alla Vergine ed all' angelo Gabriele (altezza 2,70 m e 2,90 m), componenti il gruppo Annunciazione per la Chiesa parrocchiale di Gallarate. Un capitolo a sè riguardano Ie esposizioni personali e collettive alle quali partecipa l'artista: iniziando nel 1966 in unamoscta a tema tenuta al Museo d'Arte Moderna a Milano ed ancora alla Rotonda della Besana su temi ispirati alla Resistenza. Per quasi un quarantennio le sue esposizioni si susseguono invarie città italiane ed in Centri Culturali non solo europei (Marsiglia, Frankental, Rouen, New York, Atene, Colombes, Bruxelles) meritando prestigiosi premi ed acquisti in collezioni pubbliche e private. Ha realizzato anche ventidue mostre personali.