Esiste unarte assolutamente spontanea che trae origine dalle tradizioni familiari e dagli elementi circostanti. Ci sono, a volte, le nuvole in cielo, altre i legni e le pietre della montagna che ispirano unespressione leggibile della fantasia.
Capita ad esempio che un abitante di un luogo di una pace veramente assoluta, e che si occupa di tuttaltro, un bel giorno trovi per caso una statuetta di pietra tenera raffigurante la Madonna e, per il solito caso del destino, gli sfugga dalle mani rotolando sul selciato del cortile fortunatamente senza subire danni. Si sa, per esperienza che quando queste cose succedono cé sempre presente una moglie che commenta e un marito che minimizza e, poi ancora, una moglie che normalmente aggiunge tu, comunque, non saresti capace di farne una uguale.
A questo punto non cé altra risposta, o si diventa subito bravi scultori e si prepara una copia perfetta o si accetta la critica.
Non è storia, è un fatto veramente avvenuto una decina danni fa in una località della Lessinia, nelle prealpi veronesi, nota per lestrazione della pietra e per il lavoro di tanti scalpellini. Achille Laiti, il protagonista allora quarantenne con moglie (appunto), due figli e di lavoro tuttaltro, si scoprì per caso un bravo scultore con la predilezione di rendere vitali forme umane e animali di tutte le dimensioni. Inizio così lattività di Achille Laiti scultore, oltre che per i sinuosi nudi fermati nel momento della loro massima espressione, anche come abilissimo narratore di figure di animali nel racconto della loro mitologia come il topo preda dellaquila e le significative teste di leone. La scommessa che era partita con i semplici attrezzi della spontaneità: un martello, una punta, due scalpelli, un paio di cacciaviti, un coltello spezzato da macellaio per graffiare la pietra, è passata al flessibile alla ricerca di marmi pregiati sempre comunque presenti nella zona per non tradire lispirazione che poi, ad esempio porterà due teste, una di un vecchio, laltra di una vecchia a sbirciare le fattezze prorompenti di giovane donna affidata ai teneri colori della pietra di Avesa e al magnifico rosso Verona che vivono nella natura circostante.
Le opere del Laiti varcano velocemente i limiti regionali e poi quelli nazionali specialmente in Austria e Germania dove la sensibilità per queste figure è identica perché non tradisce le origini della purezza espressiva della cultura della montagna. Tra queste si segnala lopera più impegnativa fino ad ora realizzata che presenta una specie di arca in un monolite di tre metri per due del peso 40 quintali che descrive la prima donna delluniverso intenta a specchiarsi in uno stagno tra il serpente e la mela.
Oggi, a distanza di qualche anno, Achille Laiti continua a lavorare allaperto nello stesso posto a Fosse, sopra SantAnna di Alfaedo, incurante delle stagioni pur di mantenere il suo dialogo diretto con la natura. Solo in inverno, quando il tempo è particolarmente brutto si ritira al coperto, anche se lestate é ancor peggio perché lavorare il marmo è veramente un mestiere che fa sudare, ma soddisfa tanto da far perder labitudine di guardar la televisione o incontrare gli amici al bar.
Un giorno disse della pietra del luogo (e di chi la lavora) don Alberto Benedetti, parroco della vicina Ceredo Sono decenni che mi dedico ad essa e qualcosa in tal senso mi pare di avere assimilato. Però sono convinto che ci sia ancora molto del passato da conoscere e specialmente che ci sia un futuro da fabbricare. Non si sa se è laria del monte Baldo o del Corno dAquilio, ma qualcosa cè che lega artisticamente, quel qualcosa che non si potrebbe trovare, ad esempio, in chi fosse nato in un grattacielo di New York
Quel qualcosa lo si può da qualche tempo trovare proprio a SantAnna dAlfaedo dove, a unora di cammino per sentieri impervi che forse poche persone potranno mai vedere, cé proprio questo atto di fede per la montagna e per tutto quello che essa dà. In un posto roccioso chimato il Corno dAquilio si trova la più singolare scultura di Achille Laiti fatta direttamente sulla roccia per lasciare perennemente ai posteri la figura di una donna ad altezza naturale nellatto di scalare, il segno della fatica a cui tutti, in un modo o in altro, siamo costretti a compiere continuamente nella vita per lasciare un segno immortale