Il marmo di Zandobbio è noto fin dall'antichità. Non si tratta di un marmo in senso stretto, bensì di una dolomia cristallina compatta, con tessitura saccaroide, conosciuta in letteratura con il nome di Dolomia di Zandobbio. Il giacimento di età Retico-Hettangiana (Giurassico Inferiore), affiora nella fascia collinare pedemontana ad est di Bergamo, in bassa Val Cavallina, nei comuni di Trescore Balneario e Zandobbio. Si divide in alcune varietà merceologiche: Bianco Zandobbio e Rosa Zandobbio; tuttavia è possibile distinguerne una terza, dalle tonalità intermedie, denominata Bianco-Rosato Zandobbio con caratteristiche sfumature dai contorni sinuosi, denominate "macchie di vino". Si possono distinguere inoltre i tipi venato, brecciato e uniforme.
Dal punto di vista fisico-meccanico questo materiale si caratterizza per un'elevata resistenza meccanica a compressione e a flessione (anche dopo cicli di gelo-disgelo), nonché per un'elevata durevolezza. L'assorbimento d'acqua a pressione atmosferica e il coefficiente di dilatazione termica lineare sono in linea con quelli di altri materiali lapidei della stessa categoria merceologica. Esso mostra inoltre una buona attitudine alla lavorabilità e un buon grado di resistenza alle azioni abrasive oltre alla resistenza al gelo e alla cristallizzazione del sale marino.
Grazie alle sue caratteristiche tecniche è stato ampiamente utilizzato nel corso dei secoli in architettura, per realizzare elementi strutturali e decorativi, nonché vere e proprie sculture come testimoniano i numerosi i manufatti artistici provenienti da diversi scavi archeologici eseguiti nella parte storica di Bergamo ed in altre località limitrofe alle zone di estrazione. Dal punto di vista fisico-meccanico si caratterizza per un'elevata resistenza a compressione e a flessione (anche dopo cicli di gelo-disgelo), nonché per un'elevata durevolezza. L'assorbimento d'acqua a pressione atmosferica e il coefficiente di dilatazione termica lineare sono in linea con quelli di altri materiali lapidei della stessa categoria merceologica. Ha inoltre una buona attitudine alla lavorabilità e un buon grado di resistenza all'abrasione.
In marmo di Zandobbio sono i grandi conci impiegati nelle murature di alcune chiese romaniche, scavi archeologici, ne testimoniano l'estrazione e l'utilizzo almeno dal I sec. d.C.
Il medio evo ha molte testimonianze: la parrocchia di San Giorgio in campis a Zandobbio, ma soprattutto alcuni monumenti simbolo di Bergamo, come Porta San Giacomo, Palazzo Nuovo (oggi sede della Biblioteca Angelo Mai) e la Fontana Contarini in piazza Vecchia.
L'utilizzo in dettagli architettonici e in opere monumentali, prosegue fino ai primi decenni del '900. In seguito, lo sfruttamento del materiale si dirige verso un'altra redditizia attività: la dolomia viene impiegata come granulato per l'industria vetraria e inerte per la produzione di calcestruzzo.L'estrazione di blocchi da taglio torna ad essere realtà produttiva con la riapertura nel 2004 della storica cava Vescovi, in prossimità del centro di Zandobbio. Riapertura inizialmente dovuta al riposizionamento nel 2007 delle due colonne in Zandobbio rosa dove sorgevano le antiche colonne rimosse nel 1882 che delimitavano l'area della Fiera di Sant'Alessandro nella centralissima via XX settembre di Bergamo.